Molti anni di musica alle spalle, tanta esperienza sul palco, un primo disco in italiano e poi, ultimamente, la svolta internazionale nel segno del rock: questa è in estrema sintesi la strada percorsa dai The Bankrobber, band trentina che prende il nome da un celebre brano dei Clash. Nati nel 2009, questi quattro musicisti hanno viaggiato dentro la tradizione rock mondiale, fino ad arrivare al loro nuovo album, il secondo in carriera, il primo interamente in lingua inglese: si tratta di “Missing”, uscito il 9 febbraio scorso, coprodotto da Vrec e Alka Record label e distribuito da Audioglobe.
Questo disco è come una pietra preziosa, un gioiello finissimo, una goccia di ambra ricca di impurità. E quindi di un valore inestimabile. Ascoltarlo fa bene all’udito e a chi ama la musica, quella maiuscola. I The Bankrobber sanno essere luminosi e trasparenti, sanno coinvolgere, convincere, farti entrare in testa il loro motivo, il loro sound. Le loro tracce non conoscono cali, tempi morti e inutili giri. Il loro è un percorso studiato, sempre differente e sempre ugualmente affascinante. Questi musicisti bravissimi sanno mostrarti mille strumenti e possibilità di combinazioni e sanno dosarli senza mai diventare stucchevoli o scontati. Ci sorprendono costantemente con ritmi rock e british, la giusta dose di elettronica, sfumature e sviluppi sempre riusciti e una doppia voce avvolgente.
Avventurarsi lungo le dieci tracce di questo album è un viaggio meraviglioso. La prima canzone, Gold, ci toglie il fiato: è un groviglio di chitarre distorte, con un coro incalzante. Su tutto, si erge la voce del cantante, che mette immediatamente ordine. Nella traccia successiva, Closer, il ritmo diventa veloce, la voce maschile è profondissima, contrapposta a quella femminile più eterea, e ci si ritrova a ballare, tra synth e tempi velocissimi, anche su un amore con una persona perfetta che però produce distanza e si trasforma, malgrado la volontà, in un affare chiuso. Ed è forse anche questa la grandezza dei The Bankrobber: raccontare con delicatezza e ritmo anche un amore che finisce.
In A good guy with a gun, è un giovane ragazzo con la pistola ad indicarci la strada. In questo pezzo, un’atmosfera inizialmente cupa e rarefatta inizia a precipitare in un coinvolgente ritornello che si può cantare già dal primo ascolto, grazie a un riuscito gioco di rock e cori. Nella successiva Summer of love i The Bankrobber ci propongono invece un rock britannico che da tempo non si sentiva e lo fanno in una chiave nuova, non riducendo all’essenziale i suoni ma, anzi, facendo del mix di cori, tastiere, chitarre e percussioni la combinazione vincente.
In The womanizer, le tastiere diventano immediatamente pop, i synth suonano come chitarre e insieme al coro ci conducono in una dimensione fantasiosa e piena di sfumature; ma è sufficiente un fischiettio per rendere tutto immediatamente umano e reale e basta la voce della cantante per rendere lo stesso pezzo sensuale e romantico. Just have a dream, sesta traccia dell’album, ci propone un avvincente noise elettronico che fa sembrare tutto immobile, prima che le tastiere, azzeccatissime, prendano fuoco. Ipnotico il coro, con la voce che riesce a calcare questo rock fino a farlo diventare quasi un punk elettronico riuscitissimo.
Skies of thorns si apre con una intro bellissima di piano e chitarra, a cui si aggiungono subito percussioni veloci che ridisegnano la dimensione sonora perfetta dei The Bankrobber. Bellissimo il finale dove il piano ritorna a farsi sentire su una voce sporca e un coro femminile. If you were here è un’altra canzone dolcissima ed essenziale, grazie a una perfetta armonia tra voce e chitarra, mentre Greetings from my place, traccia che chiude l’album, è sensualissima, dolce e struggente, piena e completa ancora una volta.
“Missing”, dunque, è un album bellissimo che ci ha emozionato durante tutto l’ascolto, senza soluzioni di continuità, traccia dopo traccia. E ad ogni ascolto la musica diventava più familiare, carezzevole e quasi indispensabile per mettere ordine e armonia nei pensieri. Un lavoro riuscitissimo quello dei The Bankrobber, che li porterà a toccare, come meritano (e come ci hanno detto nel corso dell’ultima puntata di “The Independence Play” sulla nostra radio web), palchi internazionali. Gli auguriamo la fortuna di pubblico che ha accompagnato i Clash, dai quali prendono il nome e forse anche la capacità di avere un pensiero punk di fondo che osserva in maniera critica la realtà, ricordando sempre, come diceva Joe Strummer, che “pensare è il motivo per cui svegliarsi la mattina”.
FrankaZappa -ilmegafono.org
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