I nostri oceani sono sempre più a rischio. Sembra, infatti, che negli ultimi decenni, essi si siano iniziati a spegnere, poiché le zone a zero ossigeno, dal 1950, si sono quadruplicate e le aree con livelli di ossigeno molto bassi vicino alle coste (anche europee) si sono, invece, moltiplicate di dieci volte. A differenza dei danni provocati dagli effetti del cambiamento climatico e dalle microplastiche utilizzate dall’uomo, che sono ben visibili ad occhio nudo, quello che accade nei fondali non è percepibile.
Secondo Denise Breitburg, ricercatrice dello Smithsonian Environmental Research Center negli Stati Uniti, è impossibile che molte creature marine possano sopravvivere in queste condizioni. Le tendenze future non lasciano ben sperare, ipotizzando una estinzione di massa a lungo termine con conseguenze disastrose anche per milioni di esseri umani che dipendono dagli oceani.
Se si prendono in considerazione le coste che vanno dagli Stati Uniti all’Europa, dall’Asia all’Australia, i numeri parlano chiaro: oggi esistono 500 zone prive di ossigeno, quando settant’anni fa erano invece meno di 50. «Questo è un problema che possiamo e dobbiamo risolvere – ha dichiarato la dottoressa Breitburg – l’arresto del cambiamento climatico richiede uno sforzo globale, ma anche le azioni locali potrebbero aiutare a fermare il declino dell’ossigeno». Sicuramente una soluzione sarebbe quella di attuare migliori pratiche nell’agricoltura, usando meno inquinanti.
Dichiarazioni importanti su questo argomento arrivano anche da un altro professore, Robert Diaz, del Virginia Institute of Marine Science. «La crescente espansione delle zone costiere e il declino dell’ossigeno oceanico non sono problemi prioritari per i governi di tutto il mondo, anche se dovrebbero esserlo. Il basso livello di ossigeno porterà alla morte delle attività di pesca».
Gli oceani sono una risorsa fondamentale, in quanto arrivano a nutrire più di 500 milioni di persone, soprattutto in zone povere del Pianeta, e offrono lavoro a 350 milioni di persone. La causa della deossigenazione su larga scala è un mix fra cambiamento climatico, utilizzo dei combustibili fossili e inquinamento industriale. A incidere negativamente, inoltre, ci pensano anche i fertilizzanti e i liquami usati in agricoltura, che stanno uccidendo a livello di ossigeno le zone costiere. Questo fenomeno, dunque, riduce la concentrazione dell’ossigeno nell’acqua e i microbi che proliferano in queste zone producono ossido di azoto e gas a effetto serra nocivi.
Il processo di deossigenazione si sta diffondendo sempre più in tutto il mondo a causa delle azioni dell’uomo. È importante che vengano prese delle misure efficaci che possano al più presto salvare queste acque dal forte inquinamento a cui sono sottoposte.
Veronica Nicotra -ilmegafono.org
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