Milano, 24 dicembre 2017: una quarantina di giovani (minorenni e maggiorenni di “buona famiglia” e senza precedenti) vandalizzano gli interni di un convoglio del metrò, provocando l’interruzione del servizio e danni per decine di migliaia di euro.

Grugliasco – Torino, 7 gennaio 2018: mamma aggredita, davanti al figlio diciassettenne, da un gruppo di 3 ragazze e un ragazzo per essersi rivolta a uno di loro e avergli chiesto di non bestemmiare.

23 gennaio 2018: un’inchiesta pubblicata dal Corriere della Sera fotografa lo stato indegno in cui si trova da tempo la stazione ferroviaria di Lecco e lancia un forte segnale d’allarme sulla concreta pericolosità che si verifica con frequenza sui convogli ferroviari della tratta Milano – Lecco.

Non passa giorno che sulla stampa nazionale non vengano raccontati episodi di violenza, bullismo, atti vandalici di gruppo. Una serie tv senza fine, in presa diretta. Facile da raccontare e che intercetta altrettanto facilmente l’attenzione pubblica. Ma che la violenza faccia sempre notizia non è mai una notizia. Come non fanno notizia anche le dinamiche di sviluppo di questi atti di irruenza collettivi. È vecchia la storia dei meccanismi d’azione dei gruppi quando fanno le “bravate”, che talvolta diventano tragedie. Il fenomeno delle aggressioni di gruppo è anche trasversale, non trova terreno fertile solo nelle aree più periferiche o ghettizzate.

Non sono episodi circoscritti solo a Napoli, come qualcuno insiste. E, anche se il fenomeno vede uno sviluppo più facile e rapido in certi, complicati, luoghi dell’hinterland delle grandi città, l’origine non è sempre la famiglia disagiata di periferia. Sono frequenti anche gli episodi di violenza fine a se stessa e che mira a qualcosa che va oltre un “mero” riscatto sociale. Come sempre, chi ne sa di più sull’argomento sono proprio quelli come Cesare Moreno, insegnante e presidente dell’Associazione Maestri di Strada Onlus, il quale tocca quotidianamente con mano realtà complicate come quelle dei ragazzi di strada e che, in una recente intervista rilasciata a Rainews, spiega come alla base di qualsiasi violenza ci sia un profondo odio di sé.

Il momento storico che stiamo vivendo ci pone di fronte ad una profonda e complessa crisi a più livelli: economico – da anni ormai -, politico, ma soprattutto culturale. Gli adulti sono i primi a smarrirsi in questo complicato groviglio quotidiano fatto di lavoro frenetico (o disoccupazione) e aggravato da un sistema educativo complessivamente sempre più debole e traballante. Tra non saper dosare l’utilizzo delle nuove tecnologie e non avere più punti fermi in termini di riferimenti universalmente riconosciuti, gli adulti di oggi che esempio riescono a dare alle nuove generazioni che stanno germogliando in questi anni?

È ovvio che non è colpa di Gomorra o di una qualsiasi serie tv. Ci sono i media, lo spettacolo, i videogames, l’ammaliante palco, globalizzato anch’esso da tempo, dell’intrattenimento di massa. È una responsabilità condivisa a tutti i livelli. Gli adolescenti di oggi (e molto rilevante in questo senso è anche quel recente studio che parla di un periodo prolungato di adolescenza che oggi si estende fino ai 24 anni)  sono cresciuti a pane e social media. Non si può negare che, in sordina, tutto questo favorisca lo sviluppo di un’unica narrazione sempre più dominante che alimenta progressivamente un’incontrollabile fame di diventare protagonisti a qualsiasi prezzo, all’interno di una società poco interessata a come e dove si incanalano le nuove energie.

Tornando all’inchiesta del Corriere, è angosciante la testimonianza rilasciata da un addetto delle ferrovie che opera sulla tratta Milano-Lecco: “Preferiamo raggruppare le persone che viaggiano regolarmente nelle prime vetture in modo tale da raggrupparle tutte insieme ed evitare di andare a controllare… (nelle ultime vetture, questi soggetti, ndr). La Polfer spesso e volentieri in tante stazioni non c’è”.

Isolamento, ghettizzazione. Assenza quasi totale dello… Stato. Ad ogni azione corrisponde una reazione. Mai come oggi, però, di strumenti ne abbiamo a disposizione. La risposta per contrastare il fenomeno, dato che le cause sono molteplici, è complessa, ma fare uno sforzo per riaccendere quella coscienza collettiva che, da molti punti di vista, è attualmente in stato latente, potrebbe essere illuminante e potrebbe generare soluzioni sorprendenti. Cosa aspettiamo, quindi, a reagire?

AdrenAlina -ilmegafono.org