Guardare il cielo e ammirare le stelle potrebbe diventare un evento raro. Luci artificiali sempre più intense che, oltre a illuminare troppo le città, non permettendo di osservare e studiare il firmamento, mettono a rischio la salute e l’ambiente. Si tratta del cosiddetto inquinamento luminoso, in costante e rapidissima crescita in quasi tutte le zone del mondo. A parlarne è un gruppo di scienziati del Leibniz-Institute of Freshwater Ecology and Inland Fisheries e di altri enti di ricerca che, dopo aver esaminato le immagini dei satelliti, hanno constatato l’aumento dell’illuminazione artificiale notturna nel corso degli ultimi anni.

I ricercatori hanno analizzato i dati provenienti da Virs (Visible Infrared Imaging Radiometer Suite), un sensore satellitare messo a punto dalla Nasa in collaborazione con la Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration), prendendo in considerazione l’illuminazione notturna artificiale durante il mese di ottobre del quadriennio 2012-2016. Dalla ricerca è emerso che, in questo periodo di tempo, la superficie del nostro pianeta illuminata (artificialmente) è aumentata del 2,2 per cento ogni anno, mentre le zone già illuminate lo sono diventate ancora di più.

“Si tratta di un trend molto preoccupante – spiega Franz Holker, uno degli autori del lavoro -, perché siamo convinti che la luce artificiale sia un inquinante ambientale che ha profonde implicazioni ecologiche ed evolutive per molti organismi, dai batteri ai mammiferi, esseri umani compresi. L’aumento dell’inquinamento luminoso potrebbe modificare per sempre interi ecosistemi”.

Le nazioni che subiscono maggiormente questo fenomeno sono i Paesi in via di sviluppo (in particolare stati asiatici, africani e sudamericani). Gli unici paesi in cui l’illuminazione notturna è diminuita sono quelli colpiti dalla guerra, come Yemen e Siria. Invece, per quanto riguarda i Paesi industrializzati, sembra che l’inquinamento sia rimasto su livelli stabili. Ma forse è solo un’illusione, perché gli occhi di Virs non possono vedere le lunghezze d’onda della luce blu emessa dalle lampade a led, che invece sono molto diffuse. “Il sensore che abbiamo utilizzato – spiega Christopher Kyba, del German Research Center for Geosciences, un altro degli autori dello studio – non ci dice niente sull’illuminazione a led. Questo implica che le nostre misure sono, probabilmente, una stima al ribasso dell’effettivo inquinamento luminoso”.

Di certo, l’illuminazione a led è meno costosa e più efficiente, in termini di consumo energetico, rispetto a quella tradizionale. Questo comporta spesso degli abusi da parte delle persone e delle amministrazioni, che non si rendono conto degli effetti inquinanti. Bisogna tenere conto, infine, di un altro fattore che influisce sul nostro benessere. Un’eccessiva esposizione all’illuminazione artificiale è fonte di grande stress per il nostro organismo. Diversi studi, infatti, hanno mostrato gli effetti dannosi su ritmi quotidiani, sonno, umore, soglia dell’attenzione, funzioni cognitive, tanto da parlare addirittura di una possibile correlazione tra esposizione all’illuminazione notturna e insorgenza di diverse forme di tumore.

Veronica Nicotra – ilmegafono.org