La scorsa settimana, a Milano, si sono conclusi gli Stati Generali della lotta alle mafie, evento al quale hanno partecipato, tra gli altri, il ministro della Difesa, Andrea Orlando, il procuratore Nicola Gratteri, il presidente del Senato, Pietro Grasso, e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La scelta del capoluogo lombardo come sede dell’evento non è stata affatto casuale: se è vero che a Milano si concentra il potere finanziario ed economico dell’intero Paese, è altrettanto vero che, proprio qui, innumerevoli e pericolosissime trame criminali prendono vita e proliferano.

In occasione della presenza di numerosi esperti del settore, uno degli argomenti trattati con maggior attenzione e di cui si dovrebbe parlare, in generale, più spesso è la lotta al narcotraffico, settore sempre più prolifico per la criminalità organizzata. Il traffico di stupefacenti, infatti, ha registrato e continua a registrare numeri spaventosi in tutto il Paese. Come si legge in un ottimo articolo di Piero Innocenti su Liberainformazione (leggi qui), la quantità di droga sequestrata a settembre ha raggiunto ben 8.348 kg che, sommati agli oltre 73.000 kg sequestrati in tutto il territorio nei primi otto mesi dell’anno, portano ad un totale di 81.000 kg. Una quantità enorme e che sembra non arrestarsi in alcun modo, considerato che in tutto il 2016 se ne sequestrarono “solo” 71.000 kg.

In generale, la droga in questione comprende diverse tipologie di prodotto, anche se, fra tutte, cocaina e marijuana sono quelle che la fanno da padrone. Entrambe le tipologie, inoltre, sembrano riscuotere un enorme successo soprattutto tra i giovani e addirittura i “giovanissimi” che spesso, tra l’altro, sono degli insospettabili. È chiaro, quindi, che l’offerta non fa altro che rispecchiare e riflettere una domanda sempre più in crescita e sempre più prosperosa in termini economici; un fattore, questo, che non può certo passare inosservato agli occhi della criminalità organizzata.

Il problema più grande, infatti, consiste in una realtà che va molto oltre lo spaccio di droga tra giovani (vedasi il caso recente del Liceo Virgilio a Roma) o per strada. Il punto saliente dell’intera questione, purtroppo, vede come protagonista la mafia e, nello specifico, la ‘ndrangheta. Ed è proprio su questo punto che ha voluto soffermarsi il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, un vero e proprio esperto del contrasto alla criminalità organizzata calabrese e non solo.

Secondo il procuratore, infatti, la ‘ndrangheta rappresenta l’organizzazione mafiosa più pericolosa e più ricca in Italia proprio perché avrebbe un controllo totale sullo spaccio e sul commercio della droga. Sarebbero proprio le ‘ndrine a mandare affiliati in Sudamerica (luogo di coltivazione e produzione) per comperare la cocaina e poi rivenderla a cosa nostra e alla camorra, diventando così una vera e propria mediatrice e riuscendo a fruttare capitali enormi. A tal proposito, non si può non pensare all’arresto del boss calabrese Rocco Morabito, latitante da 25 anni e da tempo residente in Uruguay (caso di cui vi abbiamo parlato qualche tempo fa).

Cos’è, dunque, che impedisce a questo processo di fermarsi? Possibile che la mafia riesca a fatturare quantità di denaro gigantesche senza una reale difficoltà? Stando a quanto affermato dallo stesso Gratteri, la giustizia italiana, al momento, non sarebbe in grado di contrastare tale mercato internazionale poiché troppo concentrata su casi di associazione mafiosa o di racket, «senza capire – ha aggiunto Gratteri – che i soldi non vengono dall’estorsione al commerciante». In poche parole, i tribunali italiani dovrebbero cominciare ad ampliare i propri orizzonti nella lotta alla criminalità, ma il problema è che spesso gli stessi tribunali non hanno personale specializzato e «ci sono magistrati con mille fascicoli, spesso destinati alla prescrizione».

L’idea, quindi, sarebbe quella di istituire una collaborazione forte e duratura con i paesi europei, ma «nessuno dal centro-Europa in su ha idea della presenza delle mafie»; allo stesso tempo, «noi non abbiamo abbastanza uomini sul campo ma, a differenza loro, abbiamo cultura del territorio». Ecco, quindi, come una sinergia Italia-Europa potrebbe rappresentare una soluzione considerevole per l’intero problema, un problema che colpisce fortemente il nostro Paese, ma che non lascia immuni nemmeno gli altri.

La speranza, dunque, è che una decisione fra i Paesi membri venga presa il prima possibile, L’Italia, purtroppo, è ancora troppo debole sia in Europa che nella lotta al commercio internazionale della droga e, dunque, è soltanto insieme che si potrà riuscire a tamponare e bloccare questo proliferare di denaro illecito e sporco che è poi la vera e più cospicua fonte di guadagno di ogni attività criminale.

Giovanni Dato -ilmegafono.org