A seguito della nuova offensiva dei clan camorristi, con una escalation che è costata la vita a ben sei persone nel giro di 48 ore, il prefetto di Napoli, Carmela Pagano, ha convocato, lo scorso mercoledì, un comitato urgente per l’ordine e la sicurezza pubblica. Un provvedimento necessario che ha lo scopo di individuare ed intraprendere azioni che possano in qualche modo arginare la nuova ondata di sangue e terrore.
La scorsa settimana, come detto, la camorra è tornata a sparare e ad uccidere, con un ritmo spaventoso: la mattina del 25 maggio, ad Afragola, il cadavere di Salvatore Caputo, esponente del clan Moccia, è stato ritrovato all’interno della sua auto; qualche ora più tardi, a Giugliano, Vincenzo ed Emanuele Staterini sono stati uccisi da alcuni colpi d’arma da fuoco mentre si trovavano dentro una tabaccheria. Due giorni dopo, il 27, altri omicidi: dapprima un giovane, già noto alle forze dell’ordine, ucciso nel quartiere napoletano di Chiaia; poi, la sera, a Miano, dove zio e nipote, entrambi di nome Carlo Nappello, sono stati uccisi, colpiti da ben 20 proiettili in mezzo alla strada.
Scene da far west, notizie che farebbero rabbrividire lo sceneggiatore western più indomito e fantasioso. Purtroppo, però, tutto ciò non è altro che la realtà; la realtà di una regione, la Campania, martoriata già da tanti problemi e che adesso è ancora costretta a fronteggiare quella che sembrerebbe una nuova spietata guerra tra clan, da non sottovalutare. Per tale ragione, dunque, il prefetto Pagano ha ritenuto necessario indire un comitato che, già lo scorso mese, avrebbe dovuto mettere a tacere gli evidenti casi di violenza e di criminalità all’interno della movida napoletana e che adesso, a distanza di trenta giorni, si ritrova nuovamente riunito per far fronte ad un problema ancora più grave.
Al termine della riunione alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il questore napoletano Antonio de Iesu e il vicesindaco Raffaele Del Giudice, i punti su cui si è concentrata maggiormente l’attenzione e su cui si dovrà fare di più nelle settimane a venire sono i seguenti: maggior presenza di forze dell’ordine in strada; coinvolgimento totale dei comuni della provincia napoletana nella lotta alla criminalità; avvio di un progetto a cui parteciperanno ben 400 studenti del rione Sanità contro l’abbandono scolastico. Insomma, un vero e proprio piano che non punta soltanto sull’aspetto repressivo, ma anche e soprattutto sulla promozione della cultura della legalità, in particolar modo in aree e fasce popolari che devono farci i conti ogni giorno.
“Abbiamo fatto una disamina a tutto campo – ha affermato il prefetto Pagano – e c’è stata estrema sinergia di analisi tra le forze ordine, la magistratura e il Comune. Il controllo del territorio sarà potenziato con controlli mirati nel medio-lungo periodo, per diventare poi stabile”. Quel che rende la situazione un po’ meno amara, a detta della Pagano, è che, nonostante i recenti casi in cui l’attività criminale è stata eclatante, “non c’è il rischio di una nuova faida” poiché sebbene gli omicidi siano “ascrivibili a logiche di criminalità organizzata” essi “hanno sicuramente matrici diverse”.
Secondo il prefetto, ogni pericolo legato ad una possibile lotta tra clan è scongiurato e quindi la recrudescenza dei fatti criminosi dovrebbe essere stata solo momentanea. Speriamo sia vero, confidando nel fatto che il prefetto, sicuramente, avrà in mano tutti gli elementi necessari a sostenere questa tesi. Ad ogni modo, come spesso accade, ad un’azione criminale di questo genere di solito segue una reazione della società, dei cittadini comuni; come già anticipato, infatti, centinaia di studenti del rione Sanità prenderanno parte ad un progetto di integrazione scolastica al fine di limitare e, in un certo senso, contrastare il fenomeno della dispersione scolastica, dentro cui spesso i clan affondano le mani per trovare manovalanza.
Un progetto che si spera possa estendersi a tante altre zone di Napoli e non solo e che sia accompagnato anche da azioni a sostegno di chi già, in certi quartieri, opera da tempo, troppo spesso in solitudine, per creare opportunità culturali e sociali per i ragazzi più giovani (sono tanti ma, a titolo di esempio, ne citiamo due di cui abbiamo parlato spesso: Nuovo Teatro Sanità, nel rione omonimo, e Gridas a Scampia).
Solo in questo modo e con un’azione sinergica si potrà costruire un futuro più roseo: è solo con l’istruzione, la scuola, l’educazione, l’arte, la cultura, lo sport, la vitalità di un quartiere, infatti, che si formano cittadini consapevoli, capaci di togliere spazio alla criminalità organizzata. Puntare sul controllo e sulla repressione è un’iniziativa utile, ma di impatto istantaneo e poco duraturo; il futuro passa dai giovani, dalla nuova società, da chi prenderà le redini del nostro disastrato Paese.
Giovanni Dato -ilmegafono.org
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