Lo scorso 22 marzo si è celebrata in tutto il mondo la Giornata dell’Acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per applicare le direttive previste dall’Agenda 21. Anche quest’anno, i dati raccolti e le statistiche elaborate sull’argomento restituiscono un quadro della situazione davvero preoccupante: sprechi idrici, dispendi economici, reti vecchie che causano la perdita di migliaia di litri d’acqua, arrivando ad una percentuale pari al 38,2%. Sembra inoltre che le persone siano consapevoli di questo abbandono, tanto da non fidarsi della qualità dell’acqua che arriva nelle abitazioni, per quanto dichiarata potabile. Tre italiani su dieci preferiscono, infatti, acquistare acqua in bottiglia, gravando anche sul bilancio familiare.
Le regioni che si fidano meno delle loro reti idriche sono la Sardegna, con il 63% della stima totale, la Sicilia (con il 57%), la Calabria (46,5%) e il Molise (35,1%). Le percentuali sono molto basse nelle regioni del centro-nord, con un picco del 38,9% in Toscana. I consumi idrici pro capite restano ancora alti, con 245 litri a testa utilizzati per le diverse attività quotidiane, tra pulizia e cucina. Rispetto al 2012 si è registrato un calo di 23 litri.
Per quanto riguarda le stime precise rilevate sulle perdite, siamo di fronte a dispersioni pari a 50 metri cubi per chilometro sulle reti di distribuzione. Una cifra che, sommata ai consumi dei cittadini, potrebbe arrivare a coprire il fabbisogno idrico annuo di oltre dieci milioni di persone. Nel nostro paese le città che registrano la maggior percentuale di perdite idriche sono Potenza, con il 68,8%, e Palermo, con il 54,6%, complici anche reti dissestate e obsolete. Male anche la Calabria, la Sicilia intera e l’Abruzzo. Sorprendente è l’aumento dell’acqua piovana dovuto al parallelo aumento delle precipitazioni che, nel periodo di tempo tra il 2011 e il 2015, ammontano a 302 miliardi di metri cubi.
Questo determina che l’Italia sia uno dei paesi più ricchi d’acqua, come chiarisce Erasmo De Angelis, capo della struttura di Palazzo Chigi su risorse idriche e dissesto idrogeologico. Quest’abbondanza, tuttavia, non è utilizzata nel modo migliore, tanto da prelevare soltanto l’11% del totale dell’acqua piovana accumulata.
Migliora invece la situazione delle acque di mari e fiumi, che risultano più balneabili a partire dal 2015. Sul totale delle coste italiane, il 67,2% è balneabile, una percentuale molto incoraggiante, la parte restante è adibita ad attività che ostacolano la balneazione anche per motivi igienico-sanitari. Le coste più pulite sono quelle pugliesi, con una percentuale molto vicina al totale, ossia 99,4%, mentre le meno pulite si registrano in Abruzzo, con il 59,6%. Situazione negativa invece per i ghiacciai, che risultano drasticamente ridotti: si calcola che dagli anni ‘80 ad oggi la quantità di ghiaccio perso equivalga alle dimensione del Lago Maggiore.
Laura Olivazzi -ilmegafono.org
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