C’era una volta il pop. Fatto di colori, leggerezza e qualche “stoccatina”. Ballabile, tendenzialmente sereno e ottimista. Poi abbiamo cominciato a chiamare pop anche le lagne e i loro soliti topos. Ma i Moplen si tuffano dentro alla prima versione, di pancia e senza paura di farsi male. Perché il rischio c’è: è quello di essere troppo leggeri ed è insidioso.
I Moplen hanno una storia interessante e se non l’avessimo letta, la relativa giovane età ci avrebbe impedito di conoscerla. I nostri lettori più esperti forse ricordano la pubblicità del Carosello della materia plastica che rivoluzionò i consumi degli italiani. Ecco, i Moplen, proprio come il celebre prodotto, si prefiggono di innovare, ma questa volta, anziché i consumi degli italiani, la difficile arte dell’intrattenimento.
La formula, pur senza averli visti dal vivo, è interessante. Le canzoni hanno una discreta caratteristica di “presa bene”, ricordano d’impatto i Perturbazione, ma poi ci si rende conto che anche Lo Stato Sociale ha lasciato, anche inconsapevolmente, il segno.
Il singolo Signorina (ascolta qui) è veramente piacevole e anche il video è realizzato con cura e attenzione, segno evidente delle loro grandi potenzialità. Sonorità piacevoli, pop synth e leggerezza e soprattutto tanta voglia di far bene. I testi elaborati dal cervello sono una gradevole conferma al sound che arriva dalle orecchie. Leggeri ma non banali, senza sofismi complessi, insomma come deve essere.
Ci piace anche Non Giudico, per il suo levare che strizza l’occhio allo ska, ed è una piacevolissima variazione sul tema. Ci piace il parlato iniziato e il giro di basso porta dentro un bel groove. C’è quel tono sincero e colloquiale alla Offlaga Disco Pax ma senza l’elettronica di sottofondo e i riferimenti concreti che caratterizzano la poetica di Max Collini. Del testo ci piace in particolar modo l’idea di riprendere personaggi storici e sottolineare come il giudizio ricevuto quando erano in vita sia stato poi stravolto dai posteri. C’è sempre speranza insomma.
Vi segnaliamo anche Marino, piacevole, leggera, onirica con una bellissima melodia.
L’album “Siamo solo animali” è dunque piacevole, un’ottima rampa di lancio per farsi conoscere per il gruppo padovano. Resta qualche pezzo da sgrassare, ma ci auguriamo che in futuro sia uno di quelli che i fan più sfegatati si vanno a riprendere. C’è del potenziale.
Penna Bianca -ilmegafono.org
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