Direttamente dalle terre toscane, tra le colline che circondano Firenze, andiamo a scoprire una gradevole band, che da poco tempo ha fuso le esperienze dei suoi componenti in un unico progetto, ma che già vanta un buon curriculum, portato in giro fieramente insieme alla loro buona musica. Stiamo parlando dei CRNG. I nostri musicisti, infatti, sono giunti sul palcoscenico nazionale solo lo scorso anno, nel 2015, quando si presentarono con il loro primo lavoro discografico, “542 Giorni”, che ha riscosso un buon successo e ha trovato riscontri positivi dalla critica musicale che tratta nello specifico il genere post-rock.

Già, perché i CRNG fanno post-rock, agghindato di vari richiami, di alcune gocce distillate all’interno dell’intreccio sonoro che gli garantiscono una grande varietà; sono richiami di vario genere, come indie, noise, punk italiano o statunitense, e qualcosa anche di elettronico. È una musica che sa davvero come fare per scuotere l’animo, ma sa anche coccolarlo e scavarci dentro, seppur con meno frequenza; è un sound molto odierno, che inquadra perfettamente il genere rock attuale. E come prova vi diamo in pasto il loro nuovo lavoro discografico, il secondo inserito in curriculum, arrivato a distanza di solo un anno dal precedente, a dimostrazione della grande produttività dei CRNG.

Si intitola “Qualcosa in cui credere” ed è un album composto da undici inediti, in cui si alternano canzoni più andanti ad altre più riflessive, alternando frequentemente non solo distorsori a reverberi, ma anche gli strumenti, conferendo ora all’uno ora all’altro la main melody, dimostrando la validità di ognuno dei singoli musicisti. Le tracce, inoltre, sono disposte nel giusto ordine, affinché l’intero disco risulti di facile e piacevole ascolto. “Qualcosa in cui credere” è davvero la definitiva, seppur precoce, consacrazione dei CRNG, che si propongono come una tra le band più interessanti del palcoscenico rock nazionale.

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Manuele Foti -ilmegafono.org

La copertina dell’album “Qualcosa a cui credere”.