Un ambizioso progetto musicale partito nel 2009 con una formazione tradizionale (una band con quattro musiciste) e oggi trasformatosi in un duo, sempre al femminile: parliamo delle Winter Severity Index, di cui vi proponiamo l’album “Human Taxonomy”, uscito a maggio scorso. Un lavoro quasi essenzialmente strumentale, dal carattere profondamente rock, sul quale si impiantano sonorità elettroniche che forgiano un’atmosfera complessiva tipicamente coldwave. Sette tracce che entrano nell’intimo della natura umana, della sua battaglia tra la classificazione in categorie precostituite e il desiderio di liberarsene e differenziarsi.
Un tormento che non ha fine, perché, anche nel ribellarsi per cercare di sfuggire a questa “tassonomia umana”, c’è sempre il rischio di ricascare in altre categorie, in altre etichette conformanti e conformiste. La musica delle Winter Severity Index coglie perfettamente questo tormento e lo accompagna, lo guida in un conflitto perenne, scandito da cambi di linea sonora, passaggi magistrali che vanno dalle inflessioni gothic e post punk proprie del coldwave ai ritmi più incalzanti guidati da synth e percussioni minimal.
Il tutto senza mai perdere quella dimensione intima e complessa che rimane coerente lungo tutte le sette tracce. Paraphilia è il brano che apre il disco e sembra introdurre magicamente e dolcemente l’ascoltatore nella dimensione buia, lunatica e conflittuale, ma al contempo catartica, che seguirà nelle altre tracce. Una dimensione capace di offrire momenti di maggiore energia (come in Atlhete o in Drums of Affliction), nei quali la natura dell’uomo spinge verso l’uscita dalle etichette che la imprigionano.
Una natura che pulsa, mostra il suo battito e si batte, come in 5 am, canzone che chiude l’album quasi annunciando la speranza di una futura liberazione. Ci sono le influenze della migliore tradizione internazionale del genere, dai Joy Division ai Cure, c’è tutta l’abilità di due musiciste di altissimo livello.
“Human Taxonomy” è infatti un lavoro complesso, ben orchestrato, musicalmente robusto. Riesce a cogliere l’essenza dell’animo umano e del suo tormento con delicatezza, con un’armonia riuscita tra voce, suoni, strumenti. Un’architettura minimalista ma piena, compiuta. Un lavoro lontanissimo da qualsiasi forma di banalizzazione e capace di sfuggire alle stesse categorizzazioni che racconta. Un altro passo in avanti per un progetto musicale assolutamente moderno e originale.
FrankaZappa -ilmegafono.org
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