A Reggio Calabria, con l’inaugurazione a cui hanno partecipato anche il premier Renzi e il ministro Franceschini, ha da poco riaperto il Museo Nazionale della Magna Grecia. Esso è stato presentato come il fiore all’occhiello della moderna museologia e come potenziale, importante volano di cultura e turismo nel meridione d’Italia. I 10.000 visitatori giunti durante i primi due giorni rappresentano un ottimo risultato per iniziare a recuperare i 32 milioni di euro spesi per realizzarlo.

Proprio così, avete letto bene: 32 milioni di euro (ne erano stati preventivati 19 milioni). Sicuramente ricorderete gli scandali che interessarono questo polo museale negli anni passati. La struttura è soprattutto famosa perché conserva i celebri Bronzi di Riace. Queste apprezzatissime statue, ritrovate nell’agosto del 1972 presso Riace Marina, sono state anch’esse restaurate dall’Istituto Centrale del Restauro dal 2009 al 2013, anni nei quali attesero rinchiuse in un magazzino la conclusione dei lavori del Museo Nazionale.

Ricordiamo che questo museo, anche prima dei restauri, registrava tra i 50.000 e i 100.000 visitatori ogni anno, cifre di tutto rispetto per una struttura museale del sud, e che i 10.000 visitatori in due giorni dipendono soprattutto dalla lunga attesa, dal 2009 ad oggi, che essi hanno dovuto sopportare per poterli vedere. Oggi si spera di raggiungere i 200.000 visitatori annui.

Il museo espone anche un enorme patrimonio che va dalla preistoria al periodo greco (con 400 vetrine di reperti lungo quattro piani) e, dulcis in fundo, una stanza asettica: prima di entrarvi sarete sottoposti a un trattamento antismog. Si tratta della stanza in cui sono conservati i Bronzi, alte vedette su basi antisismiche di marmo molto complesse.

Questo museo, che fu voluto dal grande archeologo Paolo Orsi, oggi può esprimere appieno il suo potenziale e dimostrare che il sud può contribuire a portare ricchezza. Speriamo che un giorno venga completata anche la Salerno-Reggio Calabria per rendere tutto più accessibile. Anche perché, senza creare un network vero e proprio tra le strutture museali e i poli di interesse culturale del meridione avremo sempre un turismo con numeri bassi, da paese provinciale, periferico. 

Si dovrebbe prendere come esempio quel che si fa da anni ormai in Francia, nella regione della Loira, organizzando, assieme ai tour operator, dei veri e propri pacchetti che spostino masse di turisti lungo lo Stivale e le isole, con conseguenti investimenti in infrastrutture e strutture ricettive.

Sembra assurdo che sia toccato a noi in sorte un patrimonio tanto ricco e variegato che il mondo ci invidia. Viene quasi di dar ragione a quegli antichi proverbi che d’un tratto chiariscono tutto quando dicono che “Dio da il pane a chi non ha i denti”.

Angelo De Grande -ilmegafono.org

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