È bastato che passassero pochi mesi, nuove notizie e nuovi tormentoni per gettare ancora una volta nel dimenticatoio la “Terra dei fuochi”. Eppure il territorio contaminato dai rifiuti tossici, quello che un tempo era la Campania Felix, continua a bruciare sotto gli occhi di tutti, che, nonostante l’allarme sempre rosso, sembrano ancora indifferenti. Qualche tempo fa, la ribalta mediatica ottenuta grazie a un servizio di denuncia messo in onda da “Le Iene” aveva smosso le coscienze, almeno apparentemente: vip dello star system, social influencer, qualche politico e gente comune si erano apertamente schierati a favore degli abitanti delle zone colpite, vittime di un male che, progressivo e inesorabile, infettava terra e sangue.
La situazione non è cambiata, tutt’altro. I roghi tossici di copertoni, pneumatici e altri rifiuti “speciali” continuano a oscurare la visuale di molti, forse troppi, nonostante i duecento milioni di euro annunciati dal premier Matteo Renzi per attuare la bonifica dei suoli. Le discariche apparentemente regolari, quelle costituite da comuni sacchetti ad uso domestico, per intenderci, nascondono veri e propri mostri ecologici che hanno già causato tante, troppe vittime, indipendentemente da età, provenienza, status sociale.
Migliaia di morti e ammalati di tumore si concentrano nel territorio che abbraccia quasi tutta la periferia nord di Napoli, toccando il confine con le province di Caserta e Avellino, trasformando il triangolo della morte in un preoccupante poliedro. Come se non bastasse, il decreto emanato dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sull’appropriatezza delle prescrizioni, di fatto addossa ai medici ogni responsabilità su cosa sia giusto o meno per la salute del paziente, bloccando eventuali procedure diagnostiche: il sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri, denuncia il disagio in merito allo screening proposto ai cittadini per individuare patologie tumorali.
Con il decreto legge emanato «non potremo andare avanti con approfondimenti per l’impossibilità di prescrivere esami che sono considerati ad elevato rischio di appropriatezza dal decreto del governo», ha commentato il Primo Cittadino acerrano. Secondo le autorità locali e l’Ordine dei medici di Napoli, il decreto taglierà screening e assistenza, un vero danno per una zona così martoriata. Intanto, a metà gennaio, l’Istituto Superiore della Sanità ha diffuso un dossier di circa duecento pagine in cui si afferma che, nei 55 comuni della Terra dei fuochi, si rileva un’elevata mortalità a causa di patologie neoplastiche: i tumori più diffusi sono al fegato, ai polmoni e allo stomaco, organi interessati alla respirazione e alla digestione, un fattore che la dice lunga sul tasso di inquinamento tossico ingerito dai cittadini.
Come se non bastasse, negli ultimi anni si è verificata una preoccupante esplosione di leucemia per i bambini nel primo anno di vita, un genocidio che fa rumore soltanto nelle coscienze di pochi. Nonostante l’allarme sanitario, il sistema di sversamento dei rifiuti è rimasto pressoché invariato, complice un apparato industriale ancora fortemente stereotipato. La Guardia Forestale ha individuato circa cinquantadue buche nelle quali sono stati depositati rifiuti tossici, una condizione che potrebbe infettare anche i terreni bonificati: senza interventi economici, il degrado e l’incuria potrebbero prendere il sopravvento, complicando ulteriormente il panorama.
Una delibera quadro approvata dalla Giunta regionale di Vincenzo De Luca, tuttavia, prevede che sette milioni di eco balle depositate nei territori in questione siano aperte e dissezionate per recuperare eventuali materiali riciclabili, depositando il resto in luoghi abbandonati, utilizzandolo per i cementifici oppure esportandolo fuori regione per smaltire il tutto. Una missione molto difficile che potrebbe richiedere anche più di un decennio. E forse allora potrebbe essere già troppo tardi.
Laura Olivazzi -ilmegafono.org
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