Da qualche giorno, a Viterbo, è stato presentato al pubblico il ciclo di affreschi attribuito al Pastura (Antonio del Massaro), che si trova nella chiesa di Santa Maria nuova della stessa città. Il restauro di tutto il ciclo è stato finanziato, nel contesto del progetto pluriennale denominato “Viterbo città d’arte”, dal Rotary Club che, per fortuna, nei piccoli centri riesce ancora a dare una mano e a lanciare questo tipo di imprese. Viterbo, città papale, conserva un ricchissimo patrimonio storico artistico ignorato dai più, ma che vale la pena di essere visitato.
Emanuele Ioppolo, restauratore e figlio del celebre scultore, ha coordinato un gruppo di giovani restauratori che si sono occupati di completare il restauro di questo ciclo che durava oramai da quattordici anni. San Girolamo tra San Giovanni Battista e San Lorenzo (con il piccolo committente in basso a sinistra) è stato pulito e privato dei sali che, cristallizzando sulla superficie pittorica, ne occludevano la vista.
Le infiltrazioni d’acqua che creavano quest’effetto son state interrotte, lo strato pittorico decoeso è stato consolidato e le lacune sono state colmate, riconsegnando così alla città un’opera la cui unità potenziale è stata finalmente ristabilita dal restauro (nella foto potete osservare la netta differenza tra il prima e il dopo l’intervento di restauro). Sono state inoltre individuate e rimosse le stuccature e ridipinture di restauro ormai degradate, risalenti a due differenti campagne di restauro: una del XVII secolo e l’altra della metà del XX.
Il Pastura, maestro viterbese che visse a cavallo tra XV e XVI secolo, fu allievo del Perugino e partecipò alla decorazione degli appartamenti Borgia in Vaticano, accanto al Pinturicchio, impresa che gli diede molta fama, tanto che le sue opere furono sempre più richieste nelle chiese e nei conventi dello Stato Vaticano, da Roma a Orvieto, come appunto a Viterbo, dove dipinse alla metà degli anni ’80 del XV secolo.
La conclusione del restauro di questo ciclo di affreschi, di un autore tutto viterbese, è stata accolta con grande calore sia dalla comunità che dal clero e, il parroco di Santa Maria nuova, Mario Brizi, ha auspicato che questo ciclo possa essere inserito nei circuiti turistici e dunque valorizzato agli occhi di un pubblico, anche locale, che si è da poco riappropriato di un capolavoro che era stato oramai praticamente dimenticato. Ringraziamo Emanuele Ioppolo per averci gentilmente fornito le foto dell’intervento.
Angelo De Grande -ilmegafono.org
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