Musica con questa energia da queste parti ne è passata davvero poca. Sicché sintonizzatevi molto bene, perché ne uscirete diversi da prima, cari lettori. Ci buttiamo sul prog, un tempo parecchio di moda ma ormai soppiantato dall’hip hop melenso di questi tempi. Qui si fa sul serio e già il nome promette bene. I Winstons hanno lo stesso nome di un gruppo americano Funk & Soul d’altri tempi (quegli degli anni ‘60) che aveva venduto “a bestia” (milioni di copie, per capirsi). Ma loro sono italiani, belli matti e ci sanno fare davvero.
Di loro dicono che fanno un genere che di per sé è di difficile catalogazione, ma che ha come punto di riferimento il progressive rock di matrice ‘canterburiana’, quello di Soft Machine, Gong, Caravan, Henry Cow, Kevin Ayers e affini.
Sicuramente abbiamo in cuffia un trio con i contro attributi di multi-strumentisti. Gente che di musica ne ha masticata a quintali e ora sperimenta con una carica e un’energia difficili da ritrovare. Linnon Winston, Rob Winston e Enro Winston sono in realtà dei veterani della scena indie-rock italiana. Si tratta infatti, rispettivamente, di Lino Gitto, presenza costante in molteplici release ed eventi della scena milanese, Roberto Dell’Era, noto soprattutto come degli Afterhours, ed Enrico Gabrielli di Calibro 35, Mariposa e Der Maurer.
La complessità della musica e l’armonia tra gli Winstons sono sicuramente uno dei tratti distintivi di questo gruppo. Ora non vi posso descrivere questa musica. In realtà è la prima volta hc eosno così confuso. Sembra di ascoltare i Beatles in una liverpool colorata e psichedelica poi di colpo poi arriva Chet Baker in moto che mischia il sangue con gli Who mentre Davis si fa uno swing liscio. Sono anche così confuso che non so neanche da dove cominciare. Questo è uno di quei cd che vorrei in vinile per riempire una stanza troppo vuota. Magari non lo capisco e allora è solo un’illusione ma questo sembra un cd di gente matta sul serio. Mi chiedo cosa possa essere un loro live e se si possa uscirne dritti o, se non uguali, almeno simili a prima. Se Play with the rebels somiglia ancora a qualcosa che è passato da queste orecchie, Dancing in the park with a gun è uno shaker sulla testa ed è piacevolissimo.
Io vi posso assicurare che qualcosa del genere non l’avete nemmeno lontanamente annusato in vita vostra e un ascolto lo merita. Io lascerei i pensieri a casa per l’incontro con i Winstons, quelli ve li dà la loro musica.
Penna Bianca -ilmegafono.org
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