Santa Lucia, patrona e martire siracusana, è stata da poco celebrata (lo scorso 13 dicembre) nella sua città con una solenne processione che dal Duomo l’ha vista giungere nella chiesa di Santa Lucia al Sepolcro. Questa chiesa, le cui origini normanne sono ancora visibili nel portale principale e nel campanile, sorge sulle antiche catacombe di Santa Lucia, dove la martire fu sepolta. In questo luogo, agli inizi del Seicento (XVII secolo), la famiglia di architetti di origine iberica, i Vermexio, realizzò il portico esterno della chiesa (il cui ritmo di archi e colonne ricorda antichi e celebri modelli romani come il Colosseo) e il sacello ottagonale della Santa, costruito sul luogo di sepoltura di Lucia.
La sua struttura si ispira a modelli rinascimentali diffusi attraverso trattati come quello di Sebastiano Serlio, che nel suo libro V propone alcune piante di chiese similari, ma sembra possa anche essere stata influenzata da altri modelli, come quelli di Tarquinio Ligustri da Viterbo. Questo evidenzia che architetti di “provincia” come i Vermexio fossero sempre aggiornati e conoscessero le ultime evoluzioni dello stile.
I modelli di Ligustri risalgono alla fine del Cinquecento, mentre supponiamo che il sacello sia stato realizzato entro il 1634, anno in cui fu compiuta la statua della Santa dal Tedeschi, ma la sua copertura non fu mai ultimata secondo il progetto dei Vermexio, che prevedeva la realizzazione di una cupola. Questo particolarissimo esempio di architettura tardo rinascimentale sorge circa sei metri sotto il piano stradale, allo stesso livello dell’accesso alle catacombe, probabile ambientazione del misterioso quadro di Michelangelo Merisi da Caravaggio.
Il quadro, che era già presente all’interno della chiesa quando il sacello e il portico furono costruiti, trae a nostro avviso ispirazione dai disegni realizzati da Camillo Camillani alla fine degli anni Ottanta del Cinquecento, oggi perduti, e che furono usati per la costruzione della cassa in argento su cui viene adesso trasportata la statua della Santa e in cui vi è una formella che ricorda da vicino la tela del grande maestro lombardo. Oggi il quadro è stato decontestualizzato nella chiesa omonima che si trova in piazza Duomo, a Ortigia, e sostituito da una riproduzione, il sacello invece è ancora in loco, scrigno di antiche storie oramai difficili da ricostruire ma tassello fondamentale, simbolo della variegata storia della città.
Questo luogo, raramente aperto al pubblico, è in questi giorni visitabile. La visita è raccomandata, non solo per scendere a un altro “livello” sia storico che conoscitivo, ma anche semplicemente per rendere omaggio alla bella statua di Gregorio Tedeschi rappresentante la santa Lucia adagiata su un lettino, quasi dormiente. Un’opera in cui la freddezza del marmo imita paradossalmente il calore dell’incarnato.
Per visitare il sito della basilica clicca qui.
Buone feste!
Angelo De Grande -ilmegafono.org
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