Votazioni, alleanze, baci in fronte: c’è di tutto e di più nell’ultima inchiesta condotta dagli inquirenti palermitani che ha portato all’arresto di 6 esponenti del clan di S. Maria di Gesù, un tempo una delle cosche più note e pericolose di Cosa nostra e oggi alle prese con un periodo di difficoltà che, evidentemente, non risparmia nemmeno i clan. Tra gli arresti spiccano i nomi di Natale Gambino (arrestato e poi scagionato nell’ambito dell’inchiesta sulla strage di via D’Amelio) e del nuovo boss Giuseppe Greco. L’operazione, che ha messo in ginocchio uno dei mandamenti più noti della mafia siciliana, è stata portata a termine anche grazie a numerose intercettazioni ambientali, tra cui riprese video e cimici ben nascoste.
In questo modo, gli inquirenti, non solo hanno posto fine a un’egemonia criminale da troppo tempo esistente, ma hanno anche fatto chiarezza sull’omicidio di Salvatore Scicchitano, giovane 29enne palermitano ucciso in un agguato dopo che egli stesso aveva preso parte a un altro omicidio di mafia. Insomma, un vero e proprio regolamento di conti, quello del 3 ottobre scorso, che i carabinieri hanno potuto ricostruire.
Quanto scoperto dalle forze dell’ordine, comunque, non finisce qui e va ben oltre. Grazie ai mezzi adoperati per le intercettazioni, infatti, i carabinieri sono riusciti a riprendere in diretta diversi esponenti della cosca in momenti differenti, tra cui conversazioni sulle alleanze da stringere, fatte al bar. Oppure per strada, dove è stato possible assistere (parte centrale e importantissima dell’intera inchiesta) alla votazione del nuovo padrino. Una votazione piuttosto democratica che ha portato all’elezione dello stesso Giuseppe Greco. A votazione conclusa, inoltre, dai video messi in rete dai carabinieri è possibile notare come tutti gli elementi del clan (i cosiddetti “soldati”, come si può sentire in un’intercettazione) si siano prodigati per baciare in fronte il nuovo padrino in segno di rispetto e dedizione, riportando indietro di diversi anni le lancette del tempo.
Insomma, con gli ultimi arresti si è dato un colpo violento a un clan che solo poco tempo fa aveva provato a ristabilirsi e a risollevarsi attraverso metodi e pratiche piuttosto ricorrenti negli anni passati e che si credevano ormai in disuso e abbandonati. I carabinieri del capoluogo siciliano, ancora una volta, hanno fatto il loro dovere in un territorio notoriamente difficile e costantemente sotto il controllo della criminalità organizzata. Proprio per questo, però, per la capacità dei clan di riorganizzarsi e provare a superare il momento di difficoltà, è fondamentale non abbassare la guardia e continuare in un’opera di estirpazione della malapianta mafiosa, in qualsiasi forma e momento provi a ricrescere.
Giovambattista Dato -ilmegafono.org
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