Di tutto quello che ho letto e sentito, anche nei programmi di approfondimento, sul tema della Grecia e del suo debito, non ho mai sentito parlare di alcune questioni fondamentali. Questioni che gli addetti ai lavori ignorano volontariamente nei talk show, perché chiamati a predire il futuro. Partiamo proprio da qui per i nostri appunti.
L’economia non è una scienza esatta, questo lo sappiamo, e tante previsioni che vengono fatte poi vengono smentite anche nel giro di un anno. Di conseguenza, tutti gli esperti che contatterete avranno idee diverse e previsioni diverse (e lo sentite bene). Non dico di non ascoltarli ma solo di rendersi conto di quante variabili ci siano in gioco e di quanto, alla fine, le previsioni contino meno degli interessi sovranazionali.
La finanza, in sè, ha un fine e una fine. Il fine è quello di consentire investimenti a chi non ha, in quel momento, il denaro per portarli avanti. Ma ha soprattutto una fine, nel senso che i debiti nascono per essere pagati, almeno teoricamente. Se devono essere pagati bisogna far sì che il creditore consenta al debitore di pagarli e il debitore sia persona affidabile e corretta e voglia restituire quanto ha ricevuto.
Terzo appunto. In un rapporto di credito siamo abituati a pensare al creditore come alla posizione in vantaggio e più meritevole, mentre il debitore è quasi bistrattato. Non dovrebbe essere così, perché il creditore dovrebbe essere in un contesto economico in cui talvolta è creditore, talvolta è debitore. Oggi siamo di fronte a una Germania che è sempre creditore e fa sì che i debitori non possano pagare.
Quarto. Il debito tra stati Europei è, di per sè, quella che chiamerei cazzata concettuale. Se ci pensiamo è come se la Toscana dovesse dei soldi alla Sicilia e alla Calabria che possono decidere di estrometterla dall’Italia. Vi suonerebbe logico? Io faccio un po’ di fatica a pensarlo. Abbiamo un parlamento europeo eletto anche da cittadini greci che dopodomani potrebbero essere fuori dai giochi. Una bella immagine indipendentista.
Queste osservazioni, che nessuno colpevolmente richiama nel circuito mediatico, possono servirci a esercitare qualche riflessione laica sul tema di attualità di queste settimane, scrollandoci di dosso preconcetti e paure. Io le ho prese principalmente dalla lettura di due libri “eretici” ma, al contrario di quello che possiate pensare, molto molto seri e accessibili a un pubblico variegato e scritti in tempi non sospetti (rispettivamente 2009 e 2011). Ve li lascio: “Fine della Finanza. Da dove viene la crisi e come si può pensare di uscirne” e “Eutopia. Proposte per una moneta internazionale”.
Penna Bianca -ilmegafono.org
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