Orizzonti inesplorati, composti da strutture insolite attorno alle quali si erge un paesaggio solido, complesso e molto dinamico; è un paesaggio ignoto e, seppur tale, di semplice e logica decifrazione dopo una prima analisi. Chiudendo gli occhi è questa l’impressione che trasmette la musica dei Syne.
Il genere in cui si identifica questa interessante band è composto da quel sound che sa di futuristico e che sta trovando molti consensi in giro per il mondo. Il rock elettronico, l’unione della scuola musicale anni ’80 e ’90 con le stravaganti ed infinite possibilità dei sintetizzatori di suoni, che costituiscono appunto la parte di sound elettronico. Una fusione che genera qualcosa di nuovo e piacevole, che in un certo senso abbatte anche le imprescindibili cadenze ritmiche usate ampiamente tutt’oggi.
La musica dei Syne, come dimostra anche il loro ultimo album “Croma”, prende spunto pure da grandi band della musica internazionale che stanno rivoluzionando il modo di concepire i brani, come ad esempio i Muse. Rispetto a questi ultimi, i Syne sono ancora più proiettati nel futuro, come si denota da tutte le nove tracce che compongono il disco, in cui quasi sempre le melodie e la voce sono sì abbastanza sostenute in ritmi ma possiedono anche un alone di velata malinconia, scaturita appunto dal mistero e dall’ignoto proprio di chi si tuffa in uno spazio a lui sconosciuto.
“Croma” è un bellissimo album, che può trovare consensi da numerose tipologie di ascoltatori proprio per le novità sonore e ritmiche che convoglia al suo interno. Consigliato!
Manuele Foti -ilmegafono.org
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