Fa sorridere lo scandalo del teatro greco di Siracusa che starebbe cadendo a pezzi. Fortunatamente questo non può accadere, rassicuratevi, il teatro è scavato nella roccia calcarea e non può quindi cadere a pezzi, come invece succede, ad esempio, a Pompei o ad Ercolano. Come tutti gli “esperti di restauro” sanno, le vestigia archeologiche non possono essere restaurate, cioè riportate allo stato di iniziale splendore, l’unica cosa che è possibile fare è mantenere lo status quo del bene archeologico in questione tramite la semplice manutenzione ordinaria e, quando necessario, dei consolidamenti.
Ma se a Siracusa non ci sono i soldi per garantire l’accesso dei visitatori, paganti, alla toilette del teatro, il problema sta altrove. Se, infatti, andate a fare un giro in tutte queste splendide e deserte aree archeologiche italiane vedrete che spesso coloro che ci lavorano sono più numerosi dei turisti che le visitano e il budget annuale dedicato a quel bene si esaurisce spesso pagando solo gli stipendi dei custodi. Custodi che, inoltre, non sono mai in grado di mantenere lo status quo del bene o di effettuare piccoli interventi di restauro, né tantomeno di pulire le toilettes. Anche se lo fossero, comunque, non lo farebbero mai perché queste mansioni non rientrano nel loro contratto. Allora, facciamoli bene questi contratti, perché per fare una manutenzione o tagliare delle piante bisogna indire un bando e dare in appalto e spesso in subappalto la manutenzione o il restauro del bene, come anche la manutenzione dei bagni.
Ora, non dico che i custodi o gestori dei beni archeologici debbano avere la libertà di intervenire sul bene stesso, ma li si potrebbe formare, o meglio ancora si potrebbero assumere persone più competenti, tra i non pochi laureati in lettere o in beni culturali, e formarli sugli interventi di manutenzione del bene per mantenerne lo status quo e poterlo consegnare ai nostri figli come noi lo abbiamo ricevuto dai nostri genitori, e così di seguito.
Il grande sacco di Siracusa e dei suoi marmi, che per informazione ricoprivano anche l’intero teatro, non è cosa recente ma risale all’epoca romana, e più esattamente a Verre. Oggi ci dovremmo solo limitare a controllare la crescita delle piante, onde evitare che le radici rompano la roccia, a evitare la formazione di pozze d’acqua che potrebbe infiltrarsi e rendere fragile la struttura della pietra, magari mettere dei posacenere onde evitare che i visitatori spengano mozziconi e attacchino cicche sulla pietra, mettere dei camminamenti in legno che evitino che i turisti camminino sulla pietra viva consumandola.
Ma, diciamoci la verità, il teatro è durato molti secoli e ha subito terremoti e vari tipi di agenti atmosferici e, per quanto fondamentale, a nostro avviso, quest’opera non è di certo quella che ha bisogno degli interventi più immediati. Basti pensare solo all’altro bene archeologico importantissimo che conserva Siracusa, il castello Eurialo, forse rimasto l’unico castello greco nel Mediterraneo, che meriterebbe una maggiore attenzione da parte dell’amministrazione pubblica.
Certo, il nostro teatro greco è unico al mondo e si dovrebbe trovare un giusto equilibrio tra sfruttamento dell’immagine e del luogo e il suo mantenimento. Un passo in avanti potrebbe essere concludere l’altro teatro di Siracusa, quello che non risale a 2500 anni fa, e far in modo che non tutti gli eventi e gli spettacoli che si svolgono in questa città invadano le preziose vestigia archeologiche.
Angelo De Grande -ilmegafono.org
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