Dal 31 ottobre al giorno 8 novembre 2020 il Museo Scalvini di Desio (MB) presenta la splendida mostra del maestro Kyoji Nagatani, curata da Cristiano Plicato (pittore e curatore della Donazione Museale Giuseppe Scalvini). L’entrata è libera, con prenotazione (comunicare nome cognome e telefono a cristiano.plicato@libero.it). Nagatani esporrà in un allestimento che si sviluppa e attraversa le sale del museo, in dialogo con i lavori di altri quattro artisti: Zemfira Alekperova, Luigi Franco, Simona Moroni e Sergio Gandini, per un percorso suggestivo e di intensi significati. Un mondo misterioso quello di Kyoji Nagatani, dove vita e arte si fondono, dove l’opera è frutto di amore e passione: ad ogni contatto con la materia Nagatani conferma la forma.

“Il momento della colata rappresenta un passaggio che mi piace definire divino”, sottolinea il Maestro. “È quando la materia diviene incandescente che avviene una trasformazione capace di andare oltre la materia stessa, ciò si compie ad un livello differente, potrei dire spirituale”. In questa fase il calore raggiunto è infatti elevatissimo e ciò che accade prescinde dall’intervento dell’uomo: è questo un momento di grande mistero. Il mistero della vita non è spiegabile, rimangono i quesiti che stanno alla base della ricerca: da quale luogo veniamo, dove siamo e dove stiamo andando. “Nessuna risposta è possibile”, ribadisce il maestro Nagatani “ma restano solo la ricerca e il lavoro che scaturiscono dalla curiosità e dall’urgenza del comprendere”. Tema che accumuna poeti, filosofi, artisti e l’umanità intera.

Maestro, energia e vibrazione, richiami alla natura per una ricerca in continua evoluzione e capace di rispettare il mistero della vita…

Nella mia ricerca i quattro elementi della natura sono costantemente presenti: aria, terra, fuoco e acqua a fare memoria dell’ambito in cui viviamo, crudele, ma molto affascinante. Sto parlando della vita e di ciò che di positivo e di negativo la caratterizza, è questo un prezioso insegnamento della natura che possiamo cogliere per migliorare il nostro senso della vita. La vibrazione è ciò che consente la percezione del suono, del colore e della forma, la vibrazione è ciò che permette di percepire il mondo reale. La scultura è frutto e insieme armonico degli elementi: è attraverso il bronzo, materiale che rimanda ad energia e mistero, che il pensiero diviene messaggio. È grazie alla fisicità dei quattro elementi che si manifesta la scultura, è qui che nasce la vibrazione in tutta la sua inspiegabilità.

Genesi e mistero della vita: semi e meteoriti si susseguono nel suo lavoro, si incontrano a volte, giocano e danzano, per poi magari allontanarsi. Cosa raccontano?

Raccontano il mistero. L’origine, da dove veniamo? Parlano di un’altra dimensione: forme misteriose e simboli potenti, in dialogo certamente, ma allo stesso tempo avvolti da silenzio e mancanza di risposte. La maggior parte delle sculture esposte si rifanno alla forma del meteorite, a simboleggiare proprio questa origine così inspiegabile, dove incredibili coincidenze e possibilità ricordano la casualità e l’incontrollabilità che sono proprie della genesi.

La sua ricerca è in continuo movimento, Maestro, fedele al proprio percorso non teme il rinnovamento e la scoperta del nuovo.

Rinnovamento vuol dire per me seguire l’istinto, ascoltare e lavorare. Saprò chi sono solo attraverso questa spinta vitale, possiamo comprendere noi stessi solo attraverso questo infinito cammino. Sono le forme, le sculture a rispondere. In questo ultimo periodo per esempio ho sentito e desiderato lavorare su una nuova patina di colore turchese, che probabilmente in un’altra fase non mi sarebbe interessata. Questo è frutto di un rinnovamento e cambiamento interiore, che si riflette ed esprime durante il lavoro. Questo concetto è per me prezioso perché rappresenta proprio ciò che avviene nella vita: attraverso il lavoro, l’azione e l’espressione impariamo a conoscerci. Le forme sono fondamentali, ma l’opera non è completa, ho bisogno e necessità di occuparmi della rifinitura perché l’opera sia completa, che sia patina o che resti grezza sempre rifinitura è. Perché io sappia che quell’opera è terminata mi devo occupare di ogni fase con la stessa cura e presenza, tutte le fasi hanno per me lo stesso valore.

Cosa immagina per il futuro, dove la porterà il suo bisogno di porsi domande?

Non può esserci una sola risposta, ma devo dire che mi piacerebbe molto realizzare una scultura enorme, immagino un percorso faticoso che certamente mi metterebbe alla prova anche fisicamente, ma che grazie proprio a tale impegno comporterebbe una partecipazione ed un richiamo alla collettività molto interessante. Per la realizzazione di un lavoro di questo tipo sarebbero coinvolte più persone e sarebbe davvero prezioso vivere un’esperienza in cui molti possono condividere il contatto diretto con il materiale, il rapporto e l’incontro con la materia. Allo stesso tempo, la grandezza della scultura metterebbe in evidenza e sottolineerebbe quanto siamo piccoli, incitandoci all’umiltà. Io sono uno scultore ovvero ricercatore delle forme e quindi continuerò a incuriosirmi delle forme sconosciute. Il meteorite continuerà a stupirmi, di questo sono sicuro, c’è sempre da scoprire, magari attraverso strumenti e metodi differenti per capire meglio ciò che esercita fascino e mistero.

Claudia Notargiacomo (Sonda.life) -ilmegafono.org