Il Nuovo Teatro Sanità si trova nel cuore di Napoli. Proprio in quel rione di cui l’opinione pubblica ha conosciuto una faccia, la più crudele, attraverso le immagini terribili dell’omicidio di un pregiudicato all’uscita di un bar. Camorra e morte, una macchia che si appiccica a un intero quartiere, una macchia che questo teatro nato dall’entusiasmo di un gruppo di volontari ha cercato e cerca di cancellare, mostrando l’altra Napoli, quella della cultura, della vitalità, del talento. Della genialità. La direzione artistica è di Mario Gelardi, uno degli esponenti più importanti del teatro civile, regista tra gli altri di “Gomorra”, la celebre opera di Roberto Saviano. Mario ha messo in campo il suo entusiasmo, la sua professionalità, il suo impegno sociale, con l’idea di aprire il teatro ai tanti talenti inespressi che non trovano spazio, di aprirlo alle istanze della società, ai ragazzini del quartiere, alla gente. Non un luogo chiuso, freddo e snob, dove il pubblico è soltanto spettatore, ma un palcoscenico affacciato sulla realtà, quella popolare, vera, nevrotica, passionale.
Il Nuovo Teatro Sanità cerca di conservare lo spirito di una cultura che metta le mani dentro il vissuto quotidiano, per creare cittadinanza attiva e costruire legalità in modo concreto, con umiltà e sacrificio, senza proclami e riflettori puntati addosso. Far conoscere la verità su quello che accade, creare occasioni di scambio culturale tra gli studenti del centro e del nord Italia e i ragazzi della Sanità, far capire che non esistono zone franche ma nemmeno zone definitivamente e ineluttabilmente condannate. Un impegno partito da zero, puntando solo sulla forza di volontà e sulla professionalità degli operatori. Un impegno che a qualcuno dà fastidio.
Così, prima scompare un computer (e per chi opera con pochi fondi, immaginate cosa possa significare), poi, il 3 febbraio, il teatro si risveglia con i teloni che riparano da luce e freddo strappati e gettati per strada. Mario Gelardi pubblica su facebook la foto e scatta la solidarietà da molte parti d’Italia. Anche Roberto Saviano, sul suo profilo, esprime vicinanza all’amico e a tutto lo staff del teatro. Messaggi ne arrivano tanti e tutti invitano a non mollare, a non arrendersi, a proseguire in quella che è di sicuro la strada giusta, fregandosene di chi ha la faccia tosta (e sporca) di alludere a una trovata pubblicitaria o di asserire che la denuncia di questo atto vigliacco mette in cattiva luce il quartiere.
Non mollare. Questo è il mantra che viene ripetuto da tutti. Ma lo stato d’animo degli operatori del Nuovo Teatro Sanità, qual è? Come si spiegano ciò che è accaduto?
A rispondere è proprio Mario Gelardi: “L’atto di vandalismo, seppur non grave, ha innescato in noi del collettivo NtS una serie di interrogativi. Crediamo fermamente nell’idea di un teatro sociale che sia un punto di riferimento non solo per gli artisti ma soprattutto per la comunità. In questo momento siamo in piena discussione sul come continuare il nostro lavoro”.
Il vostro teatro promuove testi di impegno civile e utilizza attori presi dal rione: due cose che possono aver infastidito qualcuno. Chi potrebbe avercela con voi?
Credo che nessuno ce l’abbia con noi, per questo mi faccio molte domande sulla vicenda
Gli abitanti del quartiere come hanno reagito? Avete ricevuto la loro solidarietà?
No, il quartiere non ci ha espresso solidarietà, anzi alcuni degli abitanti, sui social network, si sono lamentati dell’attenzione che abbiamo riportato sul loro Rione
Da domani, cambierà qualcosa per voi, nel vostro modo di svolgere questa attività?
Lo dico con lucidità: in questo momento anche per la reazione di alcuni media, stiamo valutando se portare avanti questo progetto
Mario al momento non ha molta voglia di parlare, come è giusto che sia. La rabbia è tantissima. Noi ci auguriamo che l’ultima sua risposta, data con lucidità, tra qualche giorno possa mutarsi nella convinzione assoluta di andare avanti. Perché questo teatro non deve chiudere, non deve fermarsi. Ma per questo c’è bisogno di tutti, dalle istituzioni ai cittadini, agli uomini che sperano ancora, nonostante tutto, che la cultura salverà il mondo.
Massimiliano Perna –ilmegafono.org
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