Ci siamo. Mancano ormai pochissimi giorni all’arrivo del 2014 e il Megafono, anziché andare in vacanza, si ripresenta col consueto appuntamento di fine anno. Un appuntamento che si è trasformato in una vera e propria tradizione e che ha come obiettivo principale quello di voler ricordare, a tutti i lettori, ciò che è accaduto nel corso dell’anno che sta per concludersi. Ma da dove incominciare? In che modo possiamo dare il via al resoconto di un anno decisamente nero e buio per il nostro Paese e la giustizia italiana? Probabilmente partendo proprio dalla fine, ossia dalle ultime notizie e dagli ultimi eventi che hanno caratterizzato la cronaca nostrana.

Non si può non parlare di due casi eccellenti, in cui mafia e politica si incontrano e vanno a braccetto: stiamo parlando dell’inchiesta che vede indagato l’ex sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, e quella che ha portato all’arresto di diverse persone, tra cui imprenditori, politici e mafiosi, a Mascali, nel catanese. In entrambi i casi, infatti, il binomio mafia-politica si è presentato più forte che mai e ha dimostrato quanto sia difficile, ancora oggi, sperare in un vero e proprio cambiamento di rotta. Una speranza, questa, che rischia di affievolirsi se pensiamo a quanto accaduto nel 2013 e ai diversi casi di corruzione e infiltrazione mafiosa. Ad ottobre, per esempio, si è parlato dell’infiltrazione da parte della ’ndrangheta nel Comune di Sedriano, in Lombardia, a poco meno di due anni dall’Expo di Milano.

Nello stesso mese, poi, si è voluto far luce sulle dimissioni del sindaco di Benestare (RC), Rosario Rocca, il quale ha denunciato l’assenza dello Stato in una zona ad alto tasso criminale e molto pericolosa. In primavera, infine, la notizia più importante ha riguardato l’arresto di due imprenditori trapanesi vicini al boss Matteo Messina Denaro e il sequestro di numerosi beni, permettendo così agli inquirenti di far sempre più luce su chi orbita attorno alla figura del potentissimo boss mafioso. Insomma, anche quest’anno ha riservato numerose occasioni per parlare e denunciare uno dei problemi più gravi dell’Italia e l’auspicio, sebbene si tratti forse di una vera e propria utopia, è che l’anno nuovo registri, in tal senso, un netto miglioramento.

Ma il 2013 è stato anche l’anno dei numerosi colpi inferti alla criminalità organizzata. Tra tutti, ricordiamo l’arresto di Antonio Schiavone, fratello del ben noto Francesco, detto Sandokan; la cattura di numerosi esponenti della cosca Santapaola-Ercolano a Catania, nell’aprile scorso; la trasformazione di due beni confiscati a Nardò (LE) e a Pietralunga (PG) in spazi di legalità e antimafia; la storia a lieto fine della Nuova Quarto, squadra napoletana che milita in Eccellenza e che è risorta dalle ceneri della camorra.

Ci sono poi quei casi che potremmo definire “sociali” perché si riferiscono, in un certo senso, ad una specifica zona o a  individui ben precisi. Tra questi, bisogna ricordare il rogo di Prato in cui sono morte diverse persone all’interno di una fabbrica; la splendida realtà di Riace, piccolo centro in provincia di Reggio Calabria, in cui l’accoglienza nei confronti degli immigrati è un obbligo morale e civile e ha dato vita ad una società multietnica in perfetta armonia. C’è poi il triste caso del derby di calcio disputato (si fa per dire) tra Salernitana e Nocerina e che ha inorridito l’intero Paese. E come non ricordare l’incendio della Città della Scienza a Napoli, nel marzo scorso?

A questi casi si aggiungono, ovviamente, le minacce e le intimidazioni mafiose. E qui l’elenco è davvero lungo: in primis ricordiamo il pm palermitano Antonino Di Matteo, più volte vittima di minacce e ultimamente sotto il tiro del boss Riina; altro bersaglio di intimidazioni mafiose è l’imprenditore agrigentino Ignazio Cutrò, testimone di giustizia. C’è poi Giulio Cavalli, attore e scrittore lombardo che ha deciso di dire la verità, di denunciare che la ’ndrangheta opera ed è presente in Lombardia e che per tale ragione, adesso, rischia di esser fatto fuori. Non dimentichiamo, inoltre, Alessandro De Pascale, giornalista torinese molto interessato ai fatti di mafia in Campania e più volte minacciato dalla camorra proprio perché “reo” di averla sfidata a volto scoperto; oppure il pm di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, minacciato perché fin troppo impegnato nel suo lavoro di indagine.

Insomma, se c’è un argomento di assoluta rilevanza e attualità, si tratta sicuramente delle minacce e delle intimidazioni. Una vera e propria patologia tutta italiana, una terribile pandemia che colpisce tutti: magistrati, giornalisti, commercianti, imprenditori. Ecco, è proprio da ciò che bisogna ripartire. È proprio su questo punto che il 2014 dovrà dare qualcosa di più, qualcosa di positivo. L’inversione di rotta deve avvenire il prima possibile perché il nostro Paese non ne può più e rischia di collassare. Ci sono tante verità, tante realtà che devono ancora emergere e l’incolumità di chi se ne fa promotore è quanto di più importante possa esservi. Allo scoccare della prima mezzanotte del nuovo anno, dunque, volgiamo un pensiero alla nostra Italia, a quello che è accaduto e al futuro che sarà.

Giovambattista Dato -ilmegafono.org