Se fino a pochi mesi fa l’Italia poteva considerarsi un paese al passo con i trend europei del settore eolico, entro la fine di quest’anno è prevista una brusca frenata. Le nuove normative che regolano la costruzione e il funzionamento degli impianti necessari per la produzione di energia eolica risultano decisamente più complesse rispetto al passato; le gare d’appalto per l’installazione delle cosiddette “pale” sono diventate una missione a tratti impossibile per le aziende del settore e, come se non bastasse, anche l’ombra della malavita si amplia a vista d’occhio in un comparto di produzione che paradossalmente produce energia pulita. È quanto si apprende dal bilancio registrato dall’Anev, l’associazione dei produttori.
Nel 2012 l’Italia si attestava al quarto posto per la produzione di megawatt di eolico, pari a circa 8144. Le prime tre posizioni della particolare classifica erano occupate da Regno Unito, con 8400 megawatt, Spagna, con 22800 mw, e Germania, al comando con 31300 megawatt. Gli impianti installati nel nostro paese garantivano 67000 posti di lavoro, ma la copertura del fabbisogno energetico per ettaro di territorio mostrava ancora alcune mancanze, uno dei motivi per i quali erano più che mai necessari decreti che favorissero una migliore circolazione di idee e progetti per la formazione di reti a favore dell’energia green.
Nel momento in cui le normative comunitarie impongono politiche ambientali meno restrittive, l’Italia accerta la battuta d’arresto, portandosi in una posizione minoritaria persino rispetto alla Cina, che, nel 2012, ha registrato un vertiginoso aumento della produzione eolica, tanto da superare l’energia atomica per la quantità di terawatt generata. Il gigante asiatico ha inoltre ridotto drasticamente la produzione energetica da combustibili fossili, la cui capacità elettrica è stata inferiore al corrispettivo energetico fornito dall’eolico.
Un altro dato preoccupante proviene anche dal rapporto “Tracking Clean Energy Progress” dell’International Energy Agency, nel quale si legge che gli investimenti sulle fonti energetiche green sono ancora nettamente inferiori rispetto a quelli sui combustibili fossili. Eppure, studi condotti dall’Ewea (European Wind Energy Association) attestano che 100 gigawatt prodotti da pale eoliche sono in grado di fornire energia a cinquantasette milioni di famiglie senza emissioni nocive. Al contrario, a parità di quantità energetica prodotta con combustibili fossili, le emissioni rilevate sono pari a più di 219 tonnellate, un dato su cui anche i governi dovrebbero riflettere.
Laura Olivazzi -ilmegafono.org
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