D’accordo che il loro leader è un ex comico. E che non si presentano come un partito ma come un movimento che raccoglie tutto e il contrario di tutto, per poi però filtrare le diverse posizioni (il risultato non è sempre ottimale) attraverso la linea verticistica del loro doppio guru. Passi pure la scelta di un linguaggio irriverente, utilizzato senza troppe valutazioni da rappresentanti spesso imbarazzanti e pieni di arroganza. A tutto, però, c’è un limite oltre il quale si finisce per cadere nel ridicolo. E nel grottesco. Una mattina ci siam svegliati e… anzi no, una sera abbiam cenato e abbiam trovato… l’occupazione. Non delle truppe armate di un esercito nemico, per fortuna, ma dei deputati e senatori dell’armata grillina, che ha deciso di rimanere schierata tra i banchi della Camera, occupandola fino a mezzanotte. Nessun’arma in mano, per carità, ma solo brani di una Costituzione che forse sentivano il dovere di conoscere meglio, di approfondire.
Qualcuno di loro magari avrà sperato che nel testo cardine della nostra Repubblica vi fosse qualche notizia sulla BCE (Banca Centrale Europea per chi non lo sapesse), con l’indicazione di tutti i governatori, compreso l’ultimo, quel Mario Draghi che a molti di loro è sconosciuto. Scherzi a parte, l’atto compiuto dai cittadini-deputati di Grillo è stato preso sotto gamba. Derubricato a una sorta di goliardata, rispetto a cui tutti noi abbiamo fatto qualche battuta superficiale. Sarà che in Italia le azioni negative commesse dai comici prestati alla politica e dai loro seguaci le abbiamo sempre prese con leggerezza, per poi accorgerci anni dopo di quanto in realtà fossero sintomo di qualcosa di molto più grave. In verità, si tratta di un atto eccessivo, che mette in discussione il valore dell’istituzione fondamentale della nostra democrazia. Trattata come una scuola qualsiasi occupata in uno dei consueti momenti di protesta contro uno dei tanti progetti di distruzione dell’istruzione pubblica attuati da un qualsiasi governo.
Un non senso, perché è un po’ come se quella scuola qualunque venisse occupata, non dagli studenti, ma dal ministro della Pubblica Istruzione e dall’intero Consiglio dei Ministri. Siamo all’assurdo: deputati e senatori che occupano il Parlamento, cioè gli stessi parlamentari che dovrebbero utilizzare quei seggi per cambiare il Paese, assumendosi la responsabilità dell’azione politica, cercando di dialogare per la formazione di un governo che possa ratificare le decisioni delle camere, almeno sui punti più urgenti, sulle priorità e su quella legge elettorale che dovremo per forza cambiare prima di tornare alle urne. Un atto grave e ridicolo allo stesso tempo, la prova provata che il Capo del movimento e i suoi fedelissimi non vogliono assumersi alcuna responsabilità, ma scaricarla interamente sugli avversari, considerati tutti uguali, tutti maledettamente complici di decenni di devastazione dello Stato, senza sfumature, differenze.
Si ragiona secondo l’assunto “sono tutti peggio di noi”. Per questo stesso principio, allora, anche Laura Boldrini, la quale si spende per gli ultimi da anni, mentre molti grillini passavano le giornate a smanettare al pc, è complice della cattiva politica, visto che è stata eletta nelle liste dei nemici di SEL, gli alleati dell’odiato Pd. I cinquestellati occupano e il loro leader politico non eletto (Grillo) strepita, accusa, parla di situazione sociale ed economica disastrosa, di un’Italia che affonda mentre la politica tergiversa, come se lui vivesse altrove, come se il suo movimento non fosse dentro le stanze del potere. Scegliere di non scegliere è un gioco perverso, fulcro irrinunciabile della strategia bellica del comico-capopopolo, che parla di guerra, di azione di accerchiamento della vecchia politica, che intende sgretolare, spingendo sempre di più il Pd a cercare convergenze e intese con il Pdl, altamente improbabili, almeno finché sarà Bersani a guidare il partito.
A meno che il segretario del Pd non opti per il proprio suicidio politico. Ma è un’ipotesi a cui risulta difficile credere. Per seguire questa strategia, Grillo è disposto a tutto, anche a sfinire un Paese già allo stremo, a tirare la corda il più possibile. La “guerra” a cui, con parole deliranti, fa riferimento comprende anche vittime innocenti, i cosiddetti “effetti collaterali”, cioè i cittadini, tutti coloro che hanno bisogno di interventi immediati e che invece si trovano ostaggio di un braccio di ferro tra poteri che mirano ad accumulare consensi. Cittadini sfiniti, stufi di urla da campagna elettorale infinita, accuse reciproche, battaglie dialettiche, giri di parole che ruotano attorno alle esigenze concrete senza mai sfiorarle.
Adesso siamo tutti fermi in mezzo all’instabilità. Si pensa al presidente della Repubblica da eleggere. Si ascolta la Lombardi che parla di Capo dello Stato scelto dal “web sovrano”, con la proposta del nome affidata agli utenti/elettori, così, come fosse un televoto di uno qualunque tra i tanti talent show sparsi fra i canali della tv italiana. Si assiste alle danze, agli incontri febbrili, alle illazioni sulle promesse e sugli accordi presunti, ai capricci infantili di un sindaco che annusa l’aria di promozione al livello di potere più alto e, per tal ragione, spera nel tracollo, nel precipitare di una situazione da cui possa ricavare qualcosa. Una sorta di avvoltoio che volteggia lento sulle prede agonizzanti.
Se la crisi economica e politica aveva lasciato intravvedere spazi di cambiamento possibile, con un maggiore interesse dei cittadini per l’evolversi della situazione, essi sembrano già essersi ristretti. Il caos ha ridestato lo spettro della disaffezione e della sfiducia. E c’è già chi progetta l’astensione o la partenza. Mentre altri aspettano la guerra, sperando di sopravvivere alle mine e alle “bombe intelligenti”.
Massimiliano Perna-ilmegafono.org
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