Lo vogliono annientare, lo vogliono morto. Giuseppe Lombardo, pm della Dda di Reggio Calabria, è l’ennesima vittima di una minaccia intimidatoria di stampo mafioso. E non è anche la prima volta che lo stesso pm riceve dei segnali forti da parte della ’ndrangheta. Qualche giorno fa, infatti, al centro di smistamento reggino è stato trovato un pacco anonimo contenente 50 grammi di polvere da sparo ed un foglio, indirizzato proprio a Lombardo, con su scritte le testuali parole: “Se non la smetti ce ne sono altri 200 chili”. La situazione è veramente critica. Lombardo è noto negli ambienti della magistratura perché titolare di numerose inchieste che coinvolgono esponenti di spicco della criminalità organizzata calabrese e riguardano possibili rapporti tra la ’ndrangheta e la massoneria, la politica, l’imprenditoria e tanto altro.
Tra le indagini più importanti si ricordano: Reggio nord, che ha permesso la cattura del boss Domenico Condello dopo 20 anni di latitanza; Bellu lavuru, che si concentra sulla potentissima cosca di Morabito di Africo (Rc), e Archi-astrea, di rilevante spessore perché vi è indagata la Multiservizi, società mista del Comune di Reggio Calabria, della quale abbiamo parlato qualche mese fa. Inoltre, Lombardo è titolare di inchieste sulla presenza della ’ndrangheta in Lombardia, una delle quali vede coinvolto l’ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito.
Insomma, si tratta di un magistrato a tutto campo che deve combattere la criminalità organizzata praticamente da solo, poiché la situazione critica in cui si trova la procura reggina non permette ricambi e divisioni del carico lavorativo. E per di più, Lombardo deve affrontare le minacce e il rischio di essere ammazzato. Per lui, purtroppo, non è una novità. Già nel 2011, nel parcheggio della procura del comune calabrese, venne ritrovato un altro pacco con un ordigno poggiato su una foto del magistrato; poi viene ritrovata una busta con dentro un kalashnikov ed infine altre buste contenenti proiettili.
Ad ulteriore dimostrazione (qualora ve ne fosse bisogno) che si tratti di un uomo scomodo per la ’ndrangheta, c’è anche un’intercettazione in cui un esponente della cosca Labate afferma che “a quello prima gli spariamo e meglio è”. È evidente che la vita del magistrato è in serio pericolo. Ripetute minacce possono facilmente trasformarsi in una vera e propria tragedia, in un attacco diretto alla persona interessata. Lombardo non va lasciato solo, perché il lavoro è tanto e la situazione è difficile.
A chi gli chiede di commentare l’accaduto, il magistrato risponde con un’affermazione che ne dimostra la grande umanità: “L’unica cosa che mi provoca amarezza è dovere sacrificare ulteriormente i miei affetti privati, la mia famiglia. Per il resto, conosco i miei doveri e continuerò ad agire di conseguenza”. Non resta che aggiungere un appello, una proposta di solidarietà a questo magistrato in difficoltà.
Solo Libera, associazione antimafia di Don Ciotti, si è pronunciata in merito, attraverso una nota del vicepresidente don Marcello Cozzi, nella quale si esprime “sostegno al magistrato Giuseppe Lombardo, impegnato da anni in importanti indagini sulla ’ndrangheta”. Inoltre, ha affermato lo stesso Cozzi, “il cambiamento ha bisogno del contributo di tutti. Si fonda su un impegno quotidiano dal quale nessuno deve ritenersi esente”. Perché è proprio in questo modo, insieme con la forza e la volontà di tutti, che si può sperare di dare un colpo definitivo alla criminalità organizzata.
Giovambattista Dato -ilmegafono.org
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