Parlare di mafia in Sicilia è stata sempre una lotta contro la solitudine, le minacce, il pericolo. Parlare della criminalità organizzata in un ambiente, in un territorio in cui la si può sentire dovunque e in qualsiasi momento, non è per niente facile. Eppure, la storia ci insegna che tanti uomini (e tante donne) hanno saputo e voluto affrontarlo questo male, spesso rischiando o perdendo la propria vita. Ma a che pro? Che senso ha scrivere, se tanto, prima o poi, la mafia prova a fermarti? E che senso ha se a fermarti non è solo la mafia ma anche le istituzioni? Queste e tante altre domande andrebbero poste ad Antonio Mazzeo, giornalista messinese che, come tanti altri colleghi passati e contemporanei, si trova a dover affrontare una situazione ormai ben nota alla cronaca siciliana. Mazzeo scrive per I Siciliani Giovani, un titolo che dice già tutto, essendo un giornale che prende spunto chiaramente dalla creatura del grande Pippo Fava.

Antonio è un giornalista che si occupa di mafia, è un ambientalista vero (lo ha dichiarato nel corso di una sua recente intervista durante il Festival del giornalismo a Modica), e ha trattato argomenti quali la militarizzazione, i diritti umani e, ovviamente, i grossi interessi che circondano la costruzione del ponte sullo Stretto. Insomma, è una “penna” a tutto campo, uno che non si lascia sfuggire niente. Evidentemente, però, questo non dev’essere piaciuto al sindaco del comune di Falcone (ME), Santi Cirella, il quale lo ha querelato per “diffamazione a mezzo stampa” dopo un articolo pubblicato da Mazzeo proprio nel giornale diretto da Riccardo Orioles. Ma cosa ha portato a tutto ciò? Il caso nasce dopo che il movimento d’opposizione “Rinascita Falconese” ha pubblicato, nell’agosto scorso, un documento in cui vengono indicate le ragioni che richiederebbero lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Mazzeo, prendendo spunto da tale documento, ha poi rivelato nomi e numeri di gente appartenente alla criminalità organizzata in stretto rapporto con la politica falconese degli anni passati e di quelli più recenti.

In pratica, il comitato guidato da Marco Filiti (tra l’altro candidato alle elezioni comunali del 2011 e sconfitto proprio da Cirella), spinge sul fatto che la giunta comunale in questione avrebbe favorito , in diversi modi, gente poco pulita. Antonio Mazzeo ha poi esteso il caso ad un’attenta analisi, molto più dettagliata, che ha portato a diverse rivelazioni (già note alle forze dell’ordine e alla magistratura). Uno dei punti più importanti è sicuramente quello che riguarda Sebastiano Sofia, tra gli imprenditori più in vista della zona, il quale avrebbe ricevuto concessioni edilizie “facili”, una delle quali in una zona già precedentemente dichiarata ad alto rischio idrogeologico. Inoltre, il figlio dello stesso Sofia, Giuseppe, è stato eletto assessore comunale proprio dopo le elezioni dell’anno passato. Ma la questione non finisce qui. Tra i nomi dell’inchiesta, infatti, spunta persino quello dell’attuale vicesindaco Pietro Bottiglieri. Secondo quanto riportato da Mazzeo, Bottiglieri avrebbe avuto contatti ravvicinati con persone della malavita intorno alla metà degli anni ’90.

Ciò sarebbe addirittura confermato da alcune dichiarazioni rilasciate dall’ex boss di Falcone, Santo Gullo, che ha parlato di un incontro con lo stesso vicesindaco, nel quale tentò (poi riuscendoci) di ottenere un rapporto estorsivo nei confronti della tabaccheria di proprietà proprio del Bottiglieri. È evidente, insomma, che qualcuno, all’interno del Comune, conosce chi ha permesso, tra le tante cose, che nel corso degli anni ’80 e ’90 trovassero rifugio, proprio a Falcone, gli esponenti più importanti della mafia catanese e palermitana, coloro che hanno insanguinato i Nebrodi nel corso di quegli stessi anni in una lotta di mafia che ha registrato decine di omicidi.

Insomma, è probabile che qualcuno che gestisce il paese sappia pure troppo, ma preferisce tacere per via di quell’omertà che regna sovrana. Per questo, oggi, Antonio Mazzeo si trova a dover fare i conti con una querela per un’inchiesta che, a detta del sindaco, ha “rovinato il paese”, rischiando di far scappare i turisti che affollano le spiagge tirreniche nel corso della bella stagione. È il paradosso all’italiana, dove chi dovrebbe fare la lotta ai problemi più grandi, la fa invece a chi questi problemi li combatte, svelandoli ed esportandoli al di fuori della realtà locale, permettendo così ai più di conoscere la realtà in cui si vive (e che purtroppo tutti noi viviamo).

Giovambattista Dato -ilmegafono.org