L’Italia nasconde i suoi tesori, li deturpa e non li valorizza.
Iniziamo dal nord. Milano conserva tesori del primo Rinascimento che tutto il mondo conosce e invidia, come ad esempio la chiesa di Santa Maria presso San Satiro. La facciata di questa chiesa é nascosta dai palazzi di via Torino, ricchi di frequentatissime vetrine, e risulta pressoché sconosciuta ai milanesi. Gestito da un’associazione culturale composta di volontari senza alcuna preparazione specifica, questo gioiello si degrada giorno dopo giorno e i tesori che contiene, come la celeberrima prospettiva del Bramante, rischiano di scomparire.
A Roma provate a passeggiare sulla via Appia antica e rischierete di essere falciati dalle auto che sfrecciano senza alcun rispetto dei turisti che la percorrono a piedi, a fil di muro. Questa é una delle vie più famose e antiche d’Italia: una via che collegava Roma a Brindisi e di cui si conservano ancora le pesanti basole scavate dalle ruote dei carri che nei secoli le hanno percorse, e sui cui fianchi sorgono ancor oggi tombe romane, come quella di Cecilia Metella. Questa antica arteria è percorsa abitualmente dal traffico cittadino e non ha marciapiedi che permettano ai turisti di percorrerla a piedi per visitare le catacombe e tutti gli altri monumenti che la compongono.
A Nola, vicino Napoli, pochi sanno che da qualche anno a questa parte é stato portato alla luce un antico e intatto villaggio preistorico. Un ritrovamento fondamentale per la storia dell’archeologia mondiale. Questo villaggio infatti non é un insediamento qualunque ma é stato definito la Pompei della Preistoria perché fu seppellito dall’eruzione del Vesuvio del 1860 a. C. Le capanne che componevano questo villaggio, seppellite dall’eruzione vulcanica, hanno lasciato dei calchi perfetti della loro forma originaria, offrendo per la prima volta agli studiosi la possibilità di comprenderne la forma e la funzione degli spazi interni. Inoltre sono stati rinvenuti i calchi del cibo conservato all’interno delle capanne come spighe di grano e carne salata ed essiccata, facendo comprendere agli studiosi l’alimentazione e lo stile di vita delle popolazioni che vissero questa parte della penisola circa 4000 anni fa. Peccato che questo villaggio sia sommerso dall’acqua per la maggior parte dell’anno e non sia dunque visitabile. Le pompe di drenaggio ci sono ma non funzionano e il sito resta sommerso e quindi non visitabile.
Questi sono solo degli esempi, siti importanti, che a nostro avviso rappresentano lo stato di incuria in cui versa l’Italia intera.
Come può il nostro patrimonio culturale creare ricchezza se i suoi siti non sono valorizzati, tutelati, conservati e resi fruibili, ma nascosti agli occhi dei visitatori e quasi sconosciuti agli occhi degli abitanti?
Vogliamo continuare a prendercela con l’amministrazione pubblica o vogliamo ammettere che lo stato dei beni culturali italiani é tale anche a causa dell’ignoranza e all’indifferenza della popolazione? Dovete pretendere che il vostro patrimonio sia tutelato, non dimenticate chi siete.
Buona estate!
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