“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…”, recita il celebre verso di “Via del Campo” di Fabrizio De André. Gianantonio Locatelli, fondatore del “Museo della Merda” assieme a Luca Cipelletti, Gaspare Luigi Marcone e Massimo Valsecchi, sembra averlo preso alla lettera. Siamo nella virtuosa Emilia Romagna e più esattamente a Castelbosco, in provincia di Piacenza. Questa è una zona di grandi allevatori e produttori di Grana Padano che ha consentito un’operazione del tutto inedita da parte dei fondatori del museo.

In questa zona, infatti, ogni giorno c’è una produzione di 500 quintali di latte grazie alla mungitura di 3.500 bovini. Questi cari animali producono ogni giorno circa 1.500 quintali di sterco. Avete capito bene! Una quantità di deiezioni difficile da smaltire e per la cui gestione Locatelli ha deciso di realizzare un progetto ecologico avveniristico. Locatelli oggi ottiene infatti circa 3 megawatt all’ora dallo sterco, riscalda gli edifici e gli uffici dell’azienda con il calore sviluppato dai digestivi, quando scambiano il letame in energia, e produce concime e oggetti vari. Il Museo della Merda è stato concepito infatti, sin dalla sua apertura nel 2015, oltre che come contenitore di opere e organizzatore di mostre, anche come produttore di oggetti e progetti.

“Non c’è trasformazione senza produzione”, come si legge sul sito del museo. Il simbolo di questa filosofia è l’invenzione della Merdacotta, marchio registrato dal museo che sintetizza e simboleggia i principi e gli obiettivi di questa struttura. Vasi, portafiori, mattonelle, piatti, ciotole, wc, brocche, tazze, tutti oggetti realizzati con questo materiale, sono valsi a Cipelletti e a Locatelli il primo premio del Milano Design Award al Salone del Mobile 2016 con la seguente motivazione: “Per il racconto di un processo di grande complessità e innovazione, capace di destabilizzare la percezione comune. Il percorso didattico scardina tutti gli stereotipi didascalici per proporre un’esperienza sensorialmente rilevante, che promuove una nuova visione della cultura del progetto”.

Questi “prodotti primordiali” sono raccolti ed esposti assieme a varie altre testimonianze umane ed animali, presenti e passate, che della merda fanno materia viva e utile: dallo scarabeo stercorario (sacro agli antichi egizi e simbolo del museo), all’utilizzo dello sterco nelle architetture, a citazioni di Plinio il Vecchio e della Naturalis Historia (in cui sono riportate numerose ricette curative a base di questo versatile rifiuto organico). In questo museo non troverete solo la storia della merda ma anche opere d’arte realizzate attraverso l’uso di scarti e rifiuti.

I primi interventi di questo nuovo museo della trasformazione sono stati lasciati da tre artisti invitati ad operare a Castelbosco da Locatelli: David Tremlett, Anne e Patrick Poirier. Il primo ha decorato i digestori e i secondi hanno realizzato un intervento di Land Art evolutiva. Inutile scendere troppo nei particolari, date un’occhiata al sito internet del museo e potrete comprendere ancor più nel dettaglio la portata di questo enorme progetto che potrebbe far di nuovo grande l’Italia.

Grazie a Gianantonio Locatelli dunque! Questo imprenditore illuminato che ha fatto dello sterco una risorsa. Lui è, a nostro avviso, il simbolo del genio italiano che, con un pizzico d’irriverenza, stravolge la prassi e si impone come alternativa fondamentale allo smaltimento dei rifiuti organici animali da allevamenti intensivi. Egli ha inoltre avuto l’idea geniale di nobilitare la sua invenzione condendola con un bel po’ di cultura e soprattutto aprendo le sue porte al pubblico.

Angelo De Grande -ilmegafono.org