Probabilmente chi è appassionato di gallerie d’arte o musei faticherà ad apprezzare “Van Gogh – The Immersive Experience”, la mostra multimediale dedicata all’arte del pittore olandese che, da qualche mese, colora gli interni della suggestiva Basilica di San Giovanni Maggiore a Napoli. Chi ama perdersi nei musei spesso non può fare a meno di avere un rapporto diretto con le opere, e sicuramente gli appassionati di Van Gogh sanno che l’esperienza fisica di immergersi nei fantastici colori dei paesaggi provenzali è impagabile.

A un occhio poco attento, dunque, il concetto di una mostra che non preveda la presenza materiale di opere d’arte, ma semplicemente la proiezione di esse tramite Video Mapping 3D, può sembrare un progetto troppo ambizioso e scollegato dalla produzione artistica di un autore del calibro di Van Gogh.

La chiave per capire una mostra multimediale come questa è però di natura più strettamente empatica. L’idea di fondo è creare una sorta di armonia tra musica, immagini, movimenti e sensazioni generate, così che tutte le opere raffigurate diventano solo un ponte per mettere in contatto direttamente le emozioni dell’artista con quelle dell’osservatore. Questa impressione è rafforzata dal fatto che, al centro della scena, per gran parte della proiezione troviamo uno dei celebri autoritratti dell’artista. Insomma, in questo vortice di sensazioni e musica, sembra che l’unica opera presente in questa mostra sia la più grande opera d’arte del maestro, e cioè la sua anima tormentata.

Anche l’ordine in cui si succedono le varie opere nella proiezione è tutt’altro che casuale: in un primo momento, infatti, c’è una presentazione quasi fredda e ripetitiva di alcune delle produzioni principali. Poi, di colpo, lo scenario inizia a diventare coinvolgente, mutando continuamente e riempiendo le navate della basilica con i meravigliosi paesaggi di Nuenen o di Saint-Remy. La fase finale della proiezione prova infine a scandagliare i momenti bui dell’artista, andando a cercare nelle segrete della mente di Van Gogh le chiavi per intuire i cambiamenti d’umore continui della scena. Un finale di una potenza quasi mistica che lascia emozioni contrastanti allo spettatore.

La passione di Van Gogh per i colori e i “landscape” viene successivamente ripresa nel percorso multimediale che è possibile fare al termine della mostra. Tramite l’uso di un Oculus Rift, lo spettatore si ritrova ad essere protagonista di un viaggio che parte dalla camera di Van Gogh ad Arles, che ispirò uno dei suoi principali dipinti, e prosegue nei colorati scenari descritti dall’artista. Il tutto accompagnato da una leggera musica classica e da una voce narrante che fa riferimento a spunti e riflessioni dell’artista.

L’esperienza “immersive”, pertanto, può essere davvero uno strumento innovativo per raggiungere un alto livello empatico con i vari artisti rappresentati in tale maniera. E tutto sommato, un carattere ambiguo e misterioso come quello di Van Gogh vale la pena di ricercarlo in maniera così profonda. Ci sentiamo infine di consigliare a chi avrà voglia di vivere questa interessante avventura nella mente del maestro, di farlo da soli per immedesimarsi completamente, senza distrazioni, in questo viaggio straordinario.

«Voglio che la gente dica delle mie opere: sente profondamente, sente con tenerezza» (Vincent Van Gogh).

Vincenzo Verde -ilmegafono.org