La Sicilia, perla del Mediterraneo, isola ricca di storia e di paesaggi unici, in grado di far innamorare i turisti di tutto il mondo, è caduta nelle fauci di un nuovo mostro. Il nemico questa volta si chiama MUOS (Mobile User Objective System) e sta per essere realizzato a Niscemi, nella riserva naturale “Sugherata”, un sito di importanza comunitaria. Si tratta di un sistema di comunicazioni satellitari che opererà ad altissime frequenze e che consentirà (agli Usa, dal momento che la fruizione delle apparecchiature sarà a suo esclusivo favore) di portare avanti un nuovo tipo di guerra, al limite della fantascienza, fatta di conflitti sempre più telematici. Collegando tra loro i centri di comando, i centri logistici e gli arsenali, permetterà, infatti, uno scambio di informazioni che, nell’unità di tempo, sarà dieci volte superiore a quello consentito dagli odierni metodi. Consentirà, inoltre, di pilotare i droni, gli aerei spia senza pilota. Renderà quindi molto più semplice scatenare e gestire guerre batteriologiche, chimiche, nucleari o climatiche. Se i vantaggi saranno tutti statunitensi, lo stesso non si può purtroppo dire per le, tutt’altro che trascurabili, controindicazioni. Il MUOS comporterà notevoli disagi in termini di salute e di sicurezza a tutti gli abitanti di Niscemi e, più in generale, dell’intera isola. Innanzitutto perché, collocato in una riserva naturale, ne comprometterà irreversibilmente l’equilibrio con grave danno ambientale e paesaggistico.
Equilibrio che, ad onor del vero, è già stato parzialmente compromesso nel 1991, quando nella riserva in questione è stata installata la più grande base militare americana del Mediterraneo per le telecomunicazioni: la base NRTF. Sulla questione è intervenuto il dottor Rino Strano, referente del Wwf Italia ed esponente del Comitato No Muos, sentito recentemente, insieme ad una delegazione di altri attivisti, in due audizioni presso la Commissione Difesa della Camera e la Commissione d’Inchiesta sull’uranio impoverito del Senato. Durante il proprio intervento in Commissione, il dottor Strano, foto alla mano, ha dimostrato quanto gli americani abbiano stravolto il territorio della riserva, non curanti del fatto che si trattasse di una zona “protetta”. “Un qualsiasi cittadino – ha dichiarato l’esponente del comitato No Muos – dentro una qualsiasi riserva non può toccare nemmeno un filo d’erba ed è passibile di multe salatissime. Gli americani, invece, in deroga a questa regola che vale per tutti gli italiani, hanno spianato una collina e hanno interrato dei serbatoi enormi che contengono oli combustibili, dannosissimi per l’ambiente, dei quali non sappiamo né come vengono trattati, né come saranno smaltiti”.
La NRTF inoltre è composta da 41 gruppi di antenne che emanano forti onde elettromagnetiche; dai rilevamenti effettuati dall’Arpa Sicilia, in un momento in cui operavano solo 27 delle 41 antenne in questione, è emerso che le emissioni erano genericamente nei limiti di tolleranza, superandoli occasionalmente. Questo fa facilmente ritenere che, quando tutte le antenne sono in funzione, i limiti vengano notevolmente superati. “Siamo – ha detto al riguardo il dottor Strano – condannati a morte da queste antenne che stanno già procurando leucemie, casi di cancro, malformazioni e noi non possiamo dire nulla perché ci sono accordi segreti tra Usa e Italia. Assurdo”. Il delegato No Muos, al riguardo, ha presentato in Commissione un registro tumori redatto dalla provincia di Caltanissetta, attestante un considerevole aumento della mortalità per tumore degli abitanti della zona interessata.
“Ho trovato – ha aggiunto il medico – un militare americano che ha lavorato per 4 mesi sotto le “antenne della morte”, ammalatosi di leucemia. Il militare ha riferito che molti suoi colleghi si sono ammalati di leucemia, molti fra loro sono già morti, altri ancora presentano i sintomi di un possibile tumore alla tiroide. Ho consegnato una relazione medica contenente la cartella clinica del militare consistente in 324 pagine, la mia relazione medica ed un dvd riportante la registrazione dell’intervista da lui rilasciata”. La situazione è destinata a peggiorare ulteriormente con l’implementazione del MUOS che, come dimostrato dagli studi dei professori Zucchetti e Coraddu del Politecnico di Torino, provocherà fortissime emissioni elettromagnetiche per un raggio di circa 135 km (arrivando a colpire quasi interamente il territorio siciliano). Secondo i professori, le onde in questione potranno provocare l’insorgenza di tumori, leucemie e problemi all’apparato genitale. Come se non fossero abbastanza le conseguenze in termini di salute, se ne aggiungono altre in termini di sicurezza. Le onde elettromagnetiche generate dal Muos infatti potrebbero incidere sul traffico aereo nella zona limitrofa.
“La potenza del fascio di microonde del MUOS – hanno spiegato in seguito al loro studio Zucchetti e Coraddu – è senz’altro in grado di provocare gravi interferenze nella strumentazione di bordo di un aeromobile che dovesse essere investito accidentalmente”. Un rischio che quindi investirà in primo luogo il traffico aereo sull’aeroporto di Comiso (ad appena 19 km da dove dovrebbe sorgere il MUOS) ma che potrebbe riguardare anche gli aeroporti di Sigonella e di Catania. Come se non bastasse, il nuovo mostro rischia di rinvigorire il più antico ed acerrimo nemico della Sicilia: la mafia. In un affare economico di questo tipo non potevano certo mancare tentativi di infiltrazione mafiosa e così è comparsa come subappaltatrice dei lavori per la realizzazione dell’impianto la “Calcestruzzi Piazza Srl”, una società da tempo nota agli inquirenti per sospetta contiguità con la criminalità organizzata.
Tutto questo avviene, ancora una volta, con la silenziosa complicità di chi amministra la Sicilia, di chi dovrebbe curare i suoi interessi. Non dei piccoli amministratori, sindaci o consigli provinciali, che, al contrario, si stanno fortemente schierando contro la realizzazione di questo ecomostro in odor di mafia; l’incuria per la nostra isola parte da molto più in alto, parte dalla poltrona della presidenza regionale, da Lombardo, che, pur avendo fortemente manifestato il proprio sfavore verso la realizzazione nel 2009, ha poi cambiato radicalmente opinione divenendone un fervente sostenitore (ci sarebbe da chiedersi perché). Eppure i cittadini siciliani non si arrendono a veder trasformare la propria terra in una “portaerei americana”. Per tale ragione è stata organizzata, dal 29 settembre al 6 ottobre prossimi, una settimana di mobilitazione contro il MUOS e per la smilitarizzazione della Sicilia.
Anna Serrapelle- ilmegafono.org
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