Mentre si parla di Sanremo, è uscita una notizia molto importante e che va sottolineata: si è chiusa definitivamente la vicenda processuale di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, con la Cassazione che ha condannato Mimmo a 18 mesi solo per un falso in atto pubblico legato a cose minime e che peraltro aveva anche autodenunciato. Crolla per sempre, invece, tutto il vergognoso castello di fragili, surreali, forzate, sgrammaticate accuse su di lui, sulla sua credibilità e sul modello Riace che tanta paura ha fatto a chi, a destra, ma anche nel centrosinistra (il solito Minniti), lo ha guardato con rabbia e fastidio, perché dimostrava che il fenomeno migratorio si può governare con umanità e con un vantaggio culturale, sociale ed economico per chi approda e per chi accoglie.

L’ignobile montatura dell’ex procuratore di Locri, Luigi D’Alessio, che, prima ancora del processo, sui media, definì Mimmo “un bandito”, è stata frantumata, devastata, spaccata come il fango quando si secca. Di questo scriverò prossimamente, ricordando lo schifo, lo squallore, la persecuzione giudiziaria che andava avanti nonostante le ammissioni del gip, che aveva accolto solo due delle tante imputazioni contenute nelle 132 pagine dell’ordinanza di arresto, relative al reato (generico e tristemente “politico”) di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e il fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. E nonostante le pronunce (anche della Cassazione) che da subito hanno riconosciuto innocente e pulito Lucano per quel che riguarda il suo modello di accoglienza, smentendo il teorema del “sistema” a scopo di lucro e arricchimento personale.

Lo hanno calunniato un pm (Michele Permunian) e un procuratore (D’Alessio), che sapevano benissimo che non c’era nulla e che avevano l’obiettivo unico di distruggere quell’uomo e quel modello, probabilmente su input provenienti dall’alto… Sono arrivati perfino a chiedere e ottenere una folle e ingiustificata condanna in primo grado a 13 anni, una vergogna ribaltata in appello e ora definitivamente in Cassazione.

Mimmo, a differenza di altri che oggi vorrebbero sottomettere la magistratura alla politica (così magari di indecenti persecuzioni contro uno scomodo avversario politico ne vedremmo centinaia), ha aspettato, ha avuto fiducia nella giustizia e fede nella sua integrità. E alla fine ha vinto. Una vittoria ancora più grande rispetto a quella giuridica.

“Davide ha battuto Golia”, ha detto. Ancora una volta. E quel Golia, non è solo quel pezzo della procura di Locri che andrebbe indagato a fondo. Golia ha il volto traversale di un pezzo di politica che detesta chi smentisce la narrazione becera dei migranti come problema o pericolo, una narrazione falsa ma enormemente utile a drogare il consenso e costruire carriere di governo.

Riace ha vinto, Riace adesso può provare a ricostruire quel modello. Vediamo cosa si inventeranno ora per cercare di smontarlo. E chissà se prima o poi, in RAI, potremo vedere la fiction dedicata a Mimmo e a Riace, bloccata vergognosamente per la vicenda giudiziaria, in barba a qualsiasi principio di presunzione di innocenza. A Mimmo Lucano dovrebbero arrivare quintali di scuse, ma non accadrà. Però, quello che deve accadere adesso è chiedere conto a chi, giuridicamente e politicamente, ha sguazzato nel fango facendolo schizzare ovunque. E quel conto lo chiederemo ricordando senza sosta i responsabili di tutto questo. Con nomi e cognomi.

Massimiliano Perna -ilmegafono.org