Germania lavatrice d’Europa: è ciò che emerge da un’inchiesta, realizzata dal Fatto Quotidiano, che riprende l’interrogazione presentata al parlamento tedesco dal partito dei Verdi. Un’inchiesta che fa luce su una realtà preoccupante e che vede la Germania non solo come quella famosa “locomotiva d’Europa” che tutti conoscono, ma anche come porto sicuro per le mafie italiane, un vero e proprio “Eldorado dei boss”. Anzi, è proprio grazie alla forza economica tedesca che le associazioni criminali sono riuscite a proliferare e ad arricchirsi. Ma procediamo con ordine. Qualche settimana fa, come dicevamo, i Verdi hanno proposto un’interrogazione parlamentare sulla presenza di esponenti mafiosi nel territorio tedesco. A tale interrogazione è seguita una risposta, da parte del ministero degli Interni, che ricorda più che altro un censimento: sono ben 1003 gli italiani considerati affiliati ai clan mafiosi presenti in Germania.
Un numero che è sicuramente in difetto, dato che molti non sono stati ancora schedati e che tale numero si riferisce al 2022. Più della metà di questi affiliati (519) appartengono alla ‘ndrangheta, seguita da cosa nostra (134), Seguono camorra (118), sacra corona unita (37) e la stidda (36), associazione mafiosa siciliana attiva nel nisseno. Inoltre ce ne sarebbero altri 162 le cui informazioni circa l’appartenenza ai clan mafiosi non sono complete. Insomma, si tratta di un vero e proprio esodo mafioso, soprattutto se pensiamo che, solo nel 2017, gli esponenti mafiosi erano “appena” 500, mentre negli anni Novanta solo un centinaio. Ma cosa ha spinto la criminalità organizzata a spostarsi sempre più verso il Nord Europa e, nello specifico, in Germania?
La risposta più semplice è sicuramente la potenza economica del Paese: una nazione che, nonostante le difficoltà degli ultimi anni, è pur sempre l’economia più “sana” e forte d’Europa e, per questo motivo, attira capitali e investimenti a un ritmo forsennato. Investimenti che, nel caso dei mafiosi, prevedono attività sia illegali (come il riciclaggio di denaro e il narcotraffico), sia legali (ristoranti, bar, pizzerie o addirittura l’acquisto di latifondi agricoli e di hotel). A questo, però, bisogna aggiungere altri due fattori piuttosto rilevanti che giustificano la proliferazione mafiosa: l’assenza di un tetto al contante e, cosa ancor più grave, l’assenza di reati specifici. In Germania, infatti, così come in tutta Europa e a differenza dell’Italia, non esiste il reato di “associazione a delinquere di stampo mafioso”. Ciò significa che le indagini realizzate in terra teutonica devono provare dei reati reali, come ad esempio il riciclaggio di denaro o il traffico di droga. In Italia, invece, basta solo l’ipotetica appartenenza a una cosca mafiosa a far partire un’inchiesta a tutti gli effetti.
Appare evidente, quindi, come i mafiosi abbiano praticamente un raggio d’azione illimitato. Certo, negli ultimi anni è stato introdotto il divieto di acquistare immobili cash (un problema per le mafie, bisogna ammetterlo), ma come abbiamo visto c’è molto altro su cui i criminali
possono contare. Oltre al fatto che, ad eccezione della terribile strage del 2007 a Duisburg, in cui morirono 6 esponenti della ‘ndrangheta in una faida tra due diverse famiglie, la criminalità organizzata preferisce mantenere il silenzio assoluto, conscia del fatto che solo in questo modo può proliferare indisturbata. La Germania, quindi, sarebbe diventata a tutti gli effetti uno Stato-lavatrice: secondo il report presentato dal Ministero, dei 2,3 milioni di euro di utili illeciti riportati, solo 683 mila sono stati recuperati. Il reale giro d’affari è stato inoltre quantificato intorno ai cento miliardi di euro l’anno: numeri impressionanti che dimostrano quanto indietro sia il Paese rispetto alla reale potenza economica mafiosa.
Una potenza, questa, che preoccupa soprattutto in previsione di un futuro sempre più incerto e difficile. “In tempi di crisi come oggi, il potere del denaro e della corruzione possono diventare un’epidemia che scuote una società dalle fondamenta”, affermava già nel 2014 Roberto Scarpinato, all’epoca magistrato antimafia a Palermo e oggi senatore del M5S. “Quando non si cerca di capire la fonte dei soldi e si accetta l’ingresso indiscriminato di capitale nel proprio Paese – continuava – allora è la moralità stessa di un popolo che è a rischio”. Riprendendo ancora quelle sue parole, in pratica la “Germania deve decidere se accogliere la mafia o combatterla”.
A distanza di 10 anni, la situazione è purtroppo peggiorata. C’è ancora tempo per la Germania per aprire gli occhi e organizzare gli strumenti (anche e soprattutto normativi) di contrasto o siamo già andati oltre un punto di non ritorno? La speranza è che quanto emerso possa scuotere la coscienza dei cittadini tedeschi e far alzare il livello di guardia. Perché lasciare che le mafie allunghino sempre di più le mani sull’economia di una nazione così importante per l’Europa sarebbe preoccupante e pericoloso.
Giovanni Dato -ilmegafono.org
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