“Caivano è un territorio che era stato abbandonato dallo Stato. Voglio ringraziare di cuore le forze dell’ordine che presidiano quel territorio, uomini e donne talvolta figli e figlie di quei territori che hanno scelto la libertà e la legge che difende quella libertà. Storie da raccontare che nessuno scrittore racconta, forse perché i camorristi fanno vendere molto di più, ci si fanno le serie televisive, regalano celebrità, ricchezza e magari un pulpito da New York da cui dare lezioni di legalità agli italiani, sempre si intende a pagamento”. Sono le parole della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a chiusura di Atreju, la festa organizzata da Gioventù Nazionale, i giovani seguaci di Fratelli d’Italia, il partito del nostro primo ministro, di cui è segretaria (o bisognerebbe dire e scrivere segretario?), Arianna Meloni, sorella del presidente del Consiglio e moglie di Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste nel governo presieduto dalla cognata.
Queste parole, chiaramente indirizzate allo scrittore Roberto Saviano, costituiscono, senza dubbio alcuno, un attacco volgare ad un intellettuale e un pericoloso messaggio che sottende un preoccupante invito al silenzio e all’omertà. Non è la prima volta che Meloni cerca di tappare la bocca a chi critica l’opera del governo o a chi esprime, anche con parole forti, il dissenso sulle idee sue e dei suoi seguaci o alleati, Matteo Salvini incluso. Le parole della leader di Fratelli d’Italia, si sono scagliate contro tutti i suoi avversari, ad ogni livello. È evidente che Giorgia Meloni non sopporti le critiche e il dissenso, convinta com’è che avere in mano il potere significhi avere sempre ragione. Dimentica o finge di dimenticare il ruolo del giornalismo libero, il ruolo degli artisti, il ruolo degli intellettuali.
Bisognerebbe ricordare alla fondatrice di Atreju, alla presidente del Consiglio che, come scrive lo scrittore spagnolo Eduardo Mendoza, “all’intellettuale spetta il compito di seminare il dubbio, di testimoniare della diversità, di dimostrare, con le sue perplessità, quanto sia inutile e pericoloso avere le idee troppo chiare”. Con i suoi attacchi, Giorgia Meloni non fa altro che invitare all’omertà, a quel silenzio per interessi di comodo o causato da paure e timori, in grado di ostacolare la ricerca, il dissenso, l’indagine, l’inchiesta, la denuncia, la vigilanza. I regimi sono particolarmente bravi a muoversi in tal senso. Meloni dovrebbe saperlo benissimo, visto che il suo partito nasce dalle ceneri di quei movimenti politici che il fascismo venerano e rimpiangono. La risposta di Saviano, comunque, non si è fatta attendere: “Ogni anno Meloni mi cita perché ogni anno ha necessità di trovare, nel deserto di quello che non fa, un bersaglio contro cui riversare la rabbia della sua banda”.
“Il suo augurio di Natale – aggiunge Saviano in un video – arriva in ritardo però, perché ‘scrivere di mafia per arricchirsi’ è un vecchio adagio che viene detto da quarant’anni. Sono parole utilizzate dalle stesse organizzazioni criminali, Michele Greco in persona dirà che era tutta colpa del Padrino. Questa è una declinazione tipica dell’omertà, ‘stai zitto perché se ne parli stai diffondendo il male è sei complice’. È un modo furbesco per invitare al silenzio e questo da sempre fa Giorgia Meloni”.
Michela Murgia, altra intellettuale troppo presto scomparsa, spesso attaccata da chi detiene o ha detenuto il potere, parlando di Meloni nell’aprile 2021 diceva, rispondendo ad una domanda sul fatto che l’unica donna leader fosse a destra: “Quando parliamo dei modelli di potere dobbiamo concentrarci sulla dinamica, sul modello che lo ricopre. Se il modello è tribale, ferino, belluino o muscolare, che ci sia un uomo o una donna non cambia niente. Se tu pensi a una politica strutturata contro qualcosa, essere uomo o donna non cambia niente. Esiste un modo per essere potenti insieme non contro qualcuno?”. Un modo esiste, si potrebbe rispondere. Ma non per i fascisti e per i loro eredi, evidentemente.
Vincenzo Lalomia -ilmegafono.org
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