Una lettera per un amico: espressione sincera, manifesto di trasparenza, punto di contatto in cui convergono le emozioni tra due persone. Una cosa che, a fronte di queste caratteristiche, non risulterà mai scontata e che conterrà in ogni caso qualcosa di soggettivo – e quindi di originale. I May Eyes Love per la loro produzione discografica d’esordio ce ne propongono una loro versione sonora. Il loro nuovo EP si intitola, infatti, “Letters to a dead friend” ed è uscito lo scorso 17 novembre per Shore Dive Records, Coypu Records e Dear Gear. Un disco composto da tre tracce in cui, nonostante il breve minutaggio, i May Eyes Love riescono non solo a darci un’idea ben definita di quale sia la loro comfort zone musicale, ma anche a trasmetterci quello che è il contenuto dell’Ep.
Le loro sono delle lettere in cui si analizza il passato, ma anche il presente e il futuro. Delle lettere fatte di emozioni e di perdite, scritte in un linguaggio onirico e pieno di riverbero, come se tutto fluisse direttamente dall’animo di chi ha composto le tracce, frutto di una lunga e attenta gestazione che ha come fine ultimo quello della ricerca della propria essenza ed espressività.
Per esprimere questo concetto, i May Eyes Love si sono collocati all’interno di uno stile musicale che si trova tra il dream-pop e lo shoegaze. Due generi molto simili tra loro per concezione, la cui unione produce quel senso di sogno che tocca nel profondo e porta chi lo ascolta ad un momento di riflessione. Dentro “Letters to a dear friend” le melodie si districano lungo le tre tracce senza palesarsi mai completamente, senza prendere del tutto il controllo di una scena che invece rimane leggiadra, sognante, con un tocco di malinconia sullo sfondo. È un’atmosfera cruda e onesta nella sua espressività, conseguenza di un animo sincero che ha conosciuto la sofferenza.
I contenuti di questo EP sono molto validi, così come la struttura sonora, e mostrano tutta la qualità dei May Eyes Love (che abbiamo ospitato nell’ultima puntata della nostra trasmissione radiofonica “The Independence Play”). Un ottimo esordio che merita di essere preso in considerazione e ascoltato.
Manuele Foti -ilmegafono.org
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