Il mare violato in Italia. Anche quest’anno i numeri del report di Legambiente “Mare Monstrum” restituiscono una fotografia a tinte fosche delle nostre coste, “aggredite” da cemento illegale, inquinamento, rifiuti e dalla pesca di frodo. Secondo il rapporto, nel 2022 sono stati 19.530 i reati ambientali registrati (+3,2% rispetto al 2021) mentre gli illeciti amministrativi sono stati 44.444 con un aumento del 13,1%. Il ciclo illegale del cemento (dalle occupazioni di demanio marittimo alle cave illegali, dagli illeciti negli appalti per opere pubbliche fino all’abusivismo edilizio) rappresenta da solo il 52,9% dei reati (10.337), seguito dai diversi fenomeni d’illegalità (dalla mala-depurazione allo smaltimento dei rifiuti), che Legambiente classifica alla voce di “mare inquinato” con 4.730 illeciti penali, e dalla pesca di frodo, con 3.839 reati.
Come si legge nel rapporto, “sommando reati e illeciti amministrativi in Italia è stata accertata, grazie ad oltre un milione di controlli e agli appalti illegali nelle opere pubbliche (esattamente 1.087.802, +31% rispetto al 2021), una media di 8,7 infrazioni per ogni km di costa (erano state 7,5 nel 2021), una ogni 115 metri. Diminuisce, anche se di poco (-4%), il numero delle persone arrestate e denunciate (19.658) e in maniera più significativa quello dei sequestri (3.590, con una riduzione del -43,3%). L’impatto economico dell’attività svolta dalle Capitanerie di porto e dalle forze dell’ordine, tra valore dei sequestri e sanzioni amministrative, è stato di oltre 486 milioni di euro (-22,3% rispetto al 2021)”.
Quasi la metà dei reati, il 48,7%, è stata accertata nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, con la Campania che guida la classifica nazionale con 3.345 reati, pari al 17,1% del totale nazionale, seguita da Puglia (2.492 reati), Sicilia (2.184), Lazio (1.741) e Calabria (1.490 reati). La Toscana è in sesta posizione come illeciti penali (1.442), ma è al secondo posto dopo la Campania come illeciti amministrativi (4.392), seguita dalla Sicilia (4.192 illeciti e ben 8.712 sanzioni). La Basilicata si conferma come prima regione come numero di reati e illeciti amministrativi accertati per km di costa (32,7), seguita quest’anno dall’Emilia Romagna, con 29,1 infrazioni (era al quarto posto nel 2021), dal Molise (28), dall’Abruzzo (27,8) e dal Veneto, con 24 reati e illeciti amministrativi per ogni chilometro.
Cosa si può fare per porre un freno a questo trend così negativo? Legambiente suggerisce otto punti che riguardano modifiche normative e altre misure per migliorare l’efficienza dei controlli e l’adozione di politiche attive per una più efficace tutela delle coste. In particolare, l’associazione ambientalista chiede: di ripristinare l’efficacia dell’art. 10bis della legge 120/2020 che consente ai Prefetti di demolire le costruzioni abusive già oggetto di ordinanze di abbattimento non eseguite dai Comuni; di rilanciare la costruzione e/o la messa in sicurezza dei sistemi fognari e di depurazione; efficientare la depurazione delle acque reflue; rafforzare il contrasto alle occupazioni abusive del demanio marittimo; migliorare i controlli delle Agenzie regionali di protezione ambientali; regolamentare in modo più severo lo scarico in mare dei rifiuti liquidi, anche istituendo zone speciali di divieto di qualsiasi tipo di scarico; promuovere politiche attive per la prevenzione nelle produzione di rifiuti e, infine, adeguati interventi normativi contro la pesca illegale.
Sono proposte chiare e puntuali per proteggere in maniera più efficace lo straordinario patrimonio ambientale dei nostri mari e delle nostre coste che spesso diamo per scontato, dimenticando quanto invece sia fragile e vulnerabile.
Redazione -ilmegafono.org
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