Henri Matisse è stato uno dei più grandi artisti del secolo scorso, noto principalmente per la sua pittura, per il particolare utilizzo del colore e per la ricerca dell’essenza, la rielaborazione semplificata della realtà circostante. Matisse, artista innovatore e poliedrico, fu uno degli esponenti di punta dei Fauves, movimento artistico d’avanguardia, durato pochi anni agli inizi del Novecento, che riuniva diversi artisti accomunati dall’utilizzo del colore come elemento compositivo centrale nelle loro opere. Pur essendo la pittura la forma di espressione che accompagnò Matisse per tutta la vita, c’è una parte importante della sua arte che riguarda la scultura. L’artista francese, infatti, durante la sua vita ha sperimentato tecniche scultoree che gli hanno permesso di realizzare opere che lo hanno reso importante anche in questo campo. Una produzione importante che non è conosciuta tanto quanto quella pittorica. Egli condusse una importante riflessione sulla scultura (e anche sull’incisione), divenendo uno dei più completi scultori del secolo scorso.
La sua intelligenza poliedrica, la versatilità, la curiosità e la sperimentazione fanno sì che Matisse meriti di essere paragonato ad altri grandi scultori del XX secolo, come Brancusi, Giacometti, Boccioni e Wotruba, eredi della lezione di Auguste Rodin e divenuti geni dell’avanguardia. Per tale ragione, per la prima volta in Italia, il MAN – Museo d’arte di Nuoro ha dedicato una mostra alla scultura di Henri Matisse, intitolata “Matisse. Metamorfosi”. Inaugurata il 14 luglio e aperta fino al prossimo 12 novembre, l’esposizione, a cura di Chiara Gatti, rilegge e adatta agli spazi del museo sardo il concept inedito e complesso della mostra “Matisse Métamorphoses”, organizzata nel 2019 dalla Kunsthaus di Zurigo e dal Museo Matisse di Nizza. Un progetto destinato a ripensare Matisse, a riconsiderare il ruolo della sua opera nel panorama dell’arte della prima metà del XX secolo, alla luce di una più ampia ricerca estetica che vede proprio nella scultura il veicolo per nuove e rivoluzionarie soluzioni formali.
Da questa lettura emerge come sia stata in particolare la figura umana il tema principe della sua tensione verso la sintesi. Dall’indagine sul corpo, la postura, il gesto o la fisionomia, Matisse ha sviluppato un percorso di riduzione geometrica dell’immagine, che lo ha portato verso un’astrazione ai limiti del radicale. “Ciò che mi interessa di più – affermò l’artista nelle sue Note d’un peintre (1908) – non è né la natura morta né il paesaggio, è la figura”. La figura intesa nel suo senso di presenza nello spazio e nella sua ideale evoluzione nel tempo. Matisse ha interrogato infatti il corpo nella sua relazione con l’ambiente prossimo e con il mutare delle circostanze in un lasso di tempo dilatato. Ecco allora l’evoluzione di un dato naturalistico in una sintesi finale che sublima la contingenza in una dimensione di perfezione assoluta. La mostra prende avvio, dunque, da una analisi del metodo di creazione dell’artista e dal suo lavoro di trasformazione della figura in variazioni seriali.
Il percorso allinea sequenze di bronzi, datate dai primi anni Dieci agli anni Trenta, e soggetti presentati nei loro diversi stati successivi e accostati alle fonti di ispirazione dell’artista, tra cui fotografie di nudi e modelle in posa, oltre a una selezione essenziale di pochi dipinti in cui i motivi stessi svelano la doppia anima della sua ricerca parallela, pittorica e scultorea, in particolare nell’affrontare i temi dominanti del nudo, della danza, dell’odalisca. La mostra propone 30 sculture e una ventina fra disegni, incisioni, oltre a fotografie d’epoca e pellicole originali, attraverso cui la scultura di Matisse viene messa in relazione con i soggetti di una vita, le sue magnifiche ossessioni legate alle forme femminili, alla ricerca fisiognomica sulle modelle, alle attitudini e alla plasticità dei volumi. La mostra è realizzata in collaborazione con Manifesto Expo. Per informazioni su orari di apertura e tariffe, clicca qui.
Redazione -ilmegafono.org
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