Una notizia preoccupante quella che arriva da uno studio riportato dalla rivista scientifica “Science”. Secondo i ricercatori, entro il 2100, la metà dei ghiacciai sulla Terra scomparirà per sempre, con conseguenze pesanti sull’ecosistema globale. Se non si interverrà sulle cause del riscaldamento globale e continueremo a mantenere o addirittura peggiorare negli anni le condizioni attuali, rischiamo di far sparire addirittura due ghiacciai su tre. I ghiacciai montani sono una risorsa idrica fondamentale per quasi due miliardi di persone e oggi sono minacciati dal riscaldamento globale, legato all’attività antropica. Queste importanti risorse naturali saranno certamente influenzate dagli aumenti della temperatura globale che potrà crescere da 1,5° a 4°C. Secondo i calcoli degli studiosi, i ghiacciai perderanno sostanzialmente più massa, contribuendo maggiormente all’innalzamento del livello del mare rispetto a quanto indicano le stime attuali.
Lo studio, uscito il 5 gennaio, ha infatti rivisto le stime sul tasso di fusione dei ghiacciai, esaminandone 215 mila, con l’esclusione delle calotte glaciali di Groenlandia e Antartide, misurandoli e confrontandoli con le immagini satellitari degli ultimi 20 anni e analizzando il loro destino a seconda dei diversi scenari di riscaldamento globale. In questo modo è stato calcolato il tasso di fusione dei ghiacciai, per capire quanti ne spariranno e quanto ciò impatterà sull’innalzamento dei mari.
Secondo le nuove e allarmanti stime, se la temperatura globale aumenterà “solo” di 1,5 gradi (come previsto dall’accordo di Parigi), il 49% dei ghiacciai sparirà comunque dal pianeta Terra entro la fine del secolo. Se invece lo scenario manterrà le condizioni attuali, con il riscaldamento che marcia verso un +2,7 gradi, sarà il 68% di essi ad essere condannato alla scomparsa, con la perdita del 32% della massa glaciale totale. Lo scenario più drammatico e improbabile, ossia con la temperatura che sale ulteriormente fino a 4 gradi, farebbe sparire l’83% dei ghiacciai. Il verificarsi di uno di questi scenari avrà impatti differenti sull’innalzamento del livello dei mari, che minaccia già molte città e che potrebbe tragicamente ridisegnare la geografia mondiale.
Per rimanere sulle ipotesi più realistiche, nel caso del primo scenario (accordo di Parigi rispettato e aumento della temperatura ridotto a +1,5°C), il contributo all’innalzamento del livello delle acque entro il 2100 dovrebbe essere di circa 9 centimetri. Nel caso del secondo scenario (quello attuale, con la previsione di un aumento della temperatura globale di 2,7°C), invece, il valore salirebbe a circa 11,5 cm. Quelle di questo ultimo studio, sono stime ben più alte di quelle proposte fino ad oggi e sono ritenute più affidabili e precise, perché basate su modelli di misurazione puntuali e ad ampio raggio, a differenza della altre, che invece si fondavano sull’estrapolazione dei dati. Di sicuro uno studio che fa riflettere e che dovrebbe allarmare i governi mondiali, che continuano a non vedere il clima come una priorità assoluta.
L’allarme lanciato dai ricercatori andrebbe immediatamente raccolto e trasformato in stimolo per fare tutto ciò che è possibile per evitare che si possano verificare gli scenari peggiori. Perché è chiaro che ciò dipende principalmente da noi, se è vero che la perdita di massa glaciale è direttamente correlata all’aumento della temperatura globale e, di conseguenza, solo le riduzioni dell’aumento della temperatura possono frenare e ridurre la perdita di massa. Non c’è più tempo da perdere. Si dice sempre, ma a quanto pare è necessario ripeterlo di continuo.
Redazione -ilmegafono.org
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