Lo scorso 13 aprile, la galleria “Lo spazio Bianco” ha inaugurato la personale di Luis Molteni, intitolata “Riproduzioni diurne di affacci animati” e curata da Simone Papalini. La mostra è perno delle esperienze dell’artista. Il lungo viaggio da cui ritorna con alcune memorie e appartenenze disorganiche. Una riproduzione poetica del rapporto con il mondo, in esplosioni di frammenti ricostituiti che noi chiamiamo città. Le opere di pittura si divincolano dalla serigrafia per affacciarsi sulla realtà. Lo spazio bianco riproduce la postura dell’urbano messa in crisi dal colore e dagli sviluppi orizzontali delle opere di Molteni, lontani dalla logica della verticalità.
L’artista disegna un panorama umano che si confronta sia con la città concreta che con quella della fantasia. La sua mano ha la stessa intensità oscillante della collettività e delle sue molteplici anime. Il gioco più intenso è quello di un passante distratto che si diverte a raccogliere la curiosità e a lasciarsi coinvolgere dai segni e dagli affacci. Il colore diventa uno strumento per raccontare il presente e le sue contraddizioni in cui appaiono panorami splendidi: balconi pieni, balconi vuoti e ipotesi di nicchie in cui ci ritroviamo in posa mentre un osservatore fantasma fotografa gli istanti di esistenza immaginata come fosse un teatro sottratto al reale.
Così Luis Molteni, il “Danny De Vito de noi artri”, non solo è riuscito a costruirsi uno spazio fertile intorno al mondo del cinema – dai primi esordi con Nichetti e Verdone‚ passando per Tornatore e Argento, fino a Fazzina e Pieraccioni – ma ancora oggi lo amplia e lo espande‚ lo interiorizza e lo esprime a suon di colore sulla tela‚ rivelando al mondo un lato più intimo, forse anche più vero.
Sarah Campisi .ilmegafono.org
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