Non c’è stata soltanto la pandemia a tenere sotto scacco l’economia mondiale. Nel 2021 il mondo ha dovuto fare i conti anche con la crisi energetica, dovuta a un’estrema variabilità del prezzo delle materie prime, ancor prima che scoppiasse la guerra in Ucraina. Era questo il solco giusto nel quale le energie rinnovabili potevano inserirsi facilmente, incrementando il loro peso nel mix globale, fino ad arrivare a produrre circa il 38% dell’energia elettrica nel 2021, sorpassando così il carbone a quota 36%. Le rinnovabili contano soprattutto sulla crescita di energia eolica ed energia fotovoltaica, rispettivamente aumentate del 14% e del 23%, che insieme hanno raggiunto risultati notevoli, fino a coprire insieme un decimo della produzione mondiale elettrica.
La crescita delle rinnovabili è analizzata e spiegata dal think tank indipendente Ember nel Global Electricity Review: “Per essere su un percorso che mantenga il riscaldamento globale a 1,5 gradi, l’eolico e il solare devono sostenere alti tassi di crescita composti del 20% ogni anno fino al 2030. Si tratta dello stesso tasso di crescita della loro media nell’ultimo decennio”, è quanto si legge.
La crescita delle rinnovabili attraverso l’eolico e il fotovoltaico ha consentito un incremento della produzione elettrica, ma anche della domanda, soprattutto dopo il brusco crollo del 2020. Nel 2021 i consumi elettrici sono aumentati del 5,4%, un quarto del quale portato avanti da eolico e fotovoltaico, per l’appunto. Ancora stabile la produzione idroelettrica, mentre il carbone soddisfa il 59% della domanda mondiale.
Se aumenta però la domanda e la produzione delle rinnovabili, aumentano anche le emissioni di CO2 che hanno battuto il record negativo del 2018, arrivando a 778 milioni di tonnellate, il più grande aumento di sempre. Dave Jones, a capo di Ember, tuttavia, non si mostra pessimista, al contrario: “Anche se le emissioni di carbone ed elettricità – afferma – hanno raggiunto un altro massimo storico, ci sono chiari segnali che la transizione elettrica globale è ben avviata, ma con i prezzi del gas elevati e sostenuti durante la guerra della Russia con l’Ucraina, c’è un rischio reale di ricaduta nel carbone, minacciando l’obiettivo climatico globale di 1,5 gradi”. Insomma, notizia positiva da misurare sempre con cautela.
Redazione -ilmegafono.org
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