Negli ultimi mesi la Puglia si è trasformata in una vera e propria zona di guerra. Dall’inizio dell’anno, solo nel foggiano, sono già stati detonati 8 ordigni allo scopo di intimidire altrettante attività commerciali che rifiutavano di pagare il pizzo. Un segnale ambiguo da parte della malavita organizzata della zona garganica, anche conosciuta come quarta mafia, che per anni ha agito nell’ombra favorita dalla poca attenzione mediatica ricevuta. Il ritorno alle maniere pesanti è ormai una realtà consolidata degli ultimi mesi nel foggiano. Questa tendenza però si va ad inserire in un contesto che può ampliarsi su tutto il Sud Italia. Basti pensare alle tante altre zone ad alto rischio, come quella di Torre Annunziata, salita agli onori della cronaca anche nell’ultimo periodo. Tra le bombe e gli spari, i cittadini, oltre a dover subire le vessazioni economiche e sociali causate dalla presenza radicata del crimine organizzato, rischiano anche dal punto di vista della propria incolumità.

Un filo doppio lega questo nuovo ritorno alla violenza delle mafie, che genera paura, ma anche attenzione mediatica. Da una parte. la forte crisi economica generata dalla pandemia ha dato numerose opportunità ai criminali di inserirsi ulteriormente nel tessuto della società, essendo aumentata la percentuale di persone in difficoltà economica ed essendosi aggravata la situazione di chi già viveva in povertà. Allo stesso tempo. è importante fare una riflessione sulle dichiarazioni del procuratore nazionale antimafia, Cafiero De Raho, rilasciate a Repubblica Bari a commento dell’ennesima bomba fatta esplodere nel foggiano, in località Monte Sant’Angelo, a inizio dicembre. “Questi episodi – afferma Cafiero De Raho – dimostrano non la forza, ma la debolezza della criminalità. Quella che può essere interpretata come una sfida, in realtà è soltanto lo strumento attraverso il quale i clan vogliono mostrare di essere ancora in grado di controllare il territorio mentre gli arresti li stanno indebolendo sempre di più”.

Sicuramente anche la prospettiva più rosea offerta dal magistrato è da prendere in considerazione, ma se anche fosse questa la chiave di lettura più opportuna, andrebbe comunque moltiplicata l’attenzione su questi episodi sempre più frequenti e incontrollati. A sostegno di ciò, lo stesso procuratore si è detto preoccupato per la tendenza, molto estremizzata nel foggiano, a non denunciare. Sicuramente, c’è bisogno di una risposta anche da parte della cittadinanza che deve rispondere all’intimidazione affidandosi alle istituzioni. D’altro canto, c’è bisogno che lo Stato dimostri la propria presenza sul territorio, rispondendo agli appelli di chi chiede un aiuto a Roma, come fatto dal sindaco di San Severo dopo le prime bombe.

Alla sua richiesta di solidarietà, presenza e aiuto si sono unite quelle di tanti altri sindaci della zona nei giorni successivi. Anche dal punto di vista mediatico c’è bisogno di dare maggiore attenzione a questi territori che non possono essere dimenticati. In un mondo ormai perfettamente globalizzato che ci permette di conoscere quello che succede in ogni angolo del pianeta, non possiamo dimenticare ciò che accade sotto il nostro naso. Perché, purtroppo, non bisogna andare lontano per sentire il rumore delle bombe.

Vincenzo Verde -ilmegafono.org