La notizia è di quelle che fa rabbrividire. In una Catania che si era appena congedata dai festeggiamenti pasquali e che, al contempo, si apprestava a vivere con serenità la giornata della Pasquetta e della Liberazione, un fatto gravissimo ha scosso la città, aprendo così nuovamente un dibattito ed una questione da tempo ancorati a facili conclusioni. Nella notte tra la domenica di Pasqua e lunedì 25, un incendio è divampato nella libreria “Librando” di via Teramo, causando danni per diverse migliaia di euro. Intervistato da diverse testate giornalistiche locali, il titolare della libreria, Maurizio Di Stefano, da tempo impegnato nella lotta al racket , si è detto esterrefatto per l′accaduto ed ha affermato di aver subìto già precedentemente diverse intimidazioni. In effetti, la storia del libraio catanese e il suo contatto con la mafia inizia nel 2005, quando per la prima volta riceve una richiesta di pagamento di una “tassa mensile” da 250 euro, che viene immediatamente rifiutata.
Successivamente, lo stesso Di Stefano decide di denunciare i propri estortori (a quanto pare esponenti dei Santapaola nel quartiere Picanello) riuscendo a farli arrestare. Ma le minacce non si placano: la libreria viene continuamente presa d′assedio e vengono addirittura ritrovate carcasse di animali morti dinnanzi all′ingresso. Al titolare viene affidata una scorta per un anno, poi, una denuncia per falsa testimonianza annulla il tutto e la vicenda delle intimidazioni cessa d′esistere. La libreria cade nuovamente nell′assoluto oblio delle istituzioni e dell′opinione pubblica. È diviene ancora una volta oggetto di possibili minacce e azioni intimidatorie da parte di elementi criminali. Ed è proprio ciò che è accaduto soltanto qualche giorno fa. Delle telecamere a circuito chiuso installate nei pressi della libreria hanno infatti registrato una sequenza di immagini in cui è possibile notare due uomini a viso coperto che, avvicinandosi al locale, appiccano l′incendio per poi allontanarsi tranquillamente.
All′indomani dell′accaduto, l′immagine che si presenta agli occhi dei passanti è desolante. In una ripresa effettuata dalle telecamere di livesicilia, si vede un uomo che, in compagnia del suo cane, osserva incredulo e rattristato le condizioni della libreria. Quella è l′immagine più palese di un′incredulità che è frutto di una disinformazione totale, oltre che di una convinzione assolutamente falsa che tende a porre l′argomento mafia nel dimenticatoio sociale. Ed è proprio questo il tema su cui bisogna riflettere e che non andrebbe sottovalutato: la mafia a Catania esiste ancora ed è viva. L′opinione della gente comune, purtroppo, è spesso tutt′altra. In città si ha l′impressione che la criminalità organizzata sia ormai una cosa passata, che abbia interessi diversi e che rappresenti un problema per altre città o altre regioni (qualora esistesse questa criminalità!).
È proprio su questa concezione errata della situazione attuale catanese che si basa la sicurezza e la prepotenza della mafia etnea. Vivere in un contesto sociale in cui si ignora l′esistenza di un fenomeno criminale non fa altro che rafforzare, seppur indirettamente, lo stesso fenomeno. E questo la mafia lo sa bene. A proposito delle suddette “facili conclusioni”, è altresì idea comune che la criminalità organizzata abbia ormai cambiato atteggiamento ed obiettivi, che sia ormai diventata un′impresa così potente da non prestare attenzione ai guadagni derivanti dal racket e che abbia a cuore temi più importanti come la politica, gli appalti e l′economia.
Per questo, si tende spesso a deliberare sentenze del tipo “la mafia non colpisce più come un tempo perché ha altri interessi” o, peggio ancora, “perché ha paura”. Ciò non fa altro che peggiorare la situazione, perché rende l′intera città ancorata ancor di più a false idee che gravano sulla legalità e sulla libertà della stessa Catania. È importante capire che, finché l′opinione pubblica cittadina non sarà desta, la mafia godrà di una enorme facilità nella conquista di un potere economico e sociale già esorbitante.
Il caso della libreria di via Teramo deve perciò svegliare le menti della gente, deve far comprendere che quella mafia di cui poco si parla esiste ancora e che andrebbe combattuta da tutti, iniziando dalla gente comune, che è chiamata a prenderne coscienza. Chissà che la manifestazione indetta per oggi, il “No Mafia Day”, che vedrà sfilare la cittadinanza per le vie della città, non dia un segnale forte all′intera comunità etnea, anche a quella fetta più difficile da raggiungere. Un evento non sconfiggerà di certo la mafia, ma Catania oggi più di ieri ha bisogno anche di queste rappresentazioni di legalità pura.
Giovambattista Dato -ilmegafono.org
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