Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Bioscience rivela che le condizioni di salute del nostro pianeta stanno progressivamente peggiorando. Un grosso campanello d’allarme è rappresentato dalla crisi climatica, i cui indicatori stanno suonando di anno in anno, in cerca di una soluzione possibile. L’indagine, intitolata “World Scientists’ Warning of a Climate Emergency 2021”, costituisce un aggiornamento di uno studio simile condotto circa due anni fa, apprezzato e firmato da 11000 esperti provenienti da 153 paesi. L’analisi individua 31 fattori chiave responsabili della crisi climatica, denominati anche “segni vitali planetari”. Di questi 31 segni, 18, più della metà, mostrano tendenza negativa, con valori da record. I segni primari da considerare sono la concentrazione di gas serra nell’atmosfera, l’estensione dei ghiacciai, l’accumulo di calore negli oceani.
Desta moltissima preoccupazione anche il degrado della foresta amazzonica che oggi è in grado di produrre più anidride carbonica di quanta ne riesca ad assorbire: deforestazione e coltivazioni intensive ne hanno cambiato radicalmente l’aspetto, con 1,11 milioni di ettari ormai completamente distrutti.
Altro record negativo è stato registrato nell’aprile 2021, con un’alta concentrazione di anidride carbonica mensile, circa 416 parti per milione, la più alta mai registrata su base mensile per l’appunto. Record negativi anche per l’estensione di ghiacci in Antartide e Groenlandia, a cui fa eco il record di sottigliezza del ghiaccio marino artico. Come riporta Rinnovabili.it, William Ripple, prima firma dello studio afferma: “I segni vitali planetari aggiornati che presentiamo riflettono in gran parte le conseguenze di un’attività business come al solito inarrestabile”. Non è mancata una riflessione sulle conseguenze della pandemia in corso: “Una lezione importante da Covid-19 è che anche i trasporti e i consumi colossalmente diminuiti non sono abbastanza e che sono necessarie modifiche al sistema”.
Redazione -ilmegafono.org
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