A distanza di quasi quattro anni dal terribile attentato nel quale è rimasta uccisa la giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, un vero e proprio colpo di scena potrebbe accelerare non poco i tempi dell’inchiesta che sta cercando di far luce su mandanti ed esecutori del delitto. La scorsa settimana, infatti, interrogato dal Tribunale de La Valletta, uno degli imputati, Vince Muscat, ha ammesso la propria colpevolezza confessando di essere colui che avrebbe piazzato l’ordigno sotto l’auto della stessa giornalista. A quanto pare, il cambio repentino di idea da parte dell’accusato (che fino a qualche giorno prima si era professato innocente) consisterebbe in un tentativo di riduzione della pena prevista (attualmente 15 anni) o, addirittura, di ottenere la grazia da parte del governo maltese in cambio di una collaborazione totale con gli inquirenti.
Una collaborazione che vede già i primi frutti: lo stesso Muscat, infatti, proprio davanti ai giudici del Tribunale, avrebbe fatto i nomi di tre complici, vale a dire quelli di Adrian e Robert Agius e di Jamies Vella, elementi già noti agli inquirenti perché sospettati da tempo di essere gli esecutori del vile attentato. Un quarto uomo, Yorgen Fenech, sarebbe stato accusato da Muscat come colui che avrebbe pagato gli uomini per lo stesso omicidio, anche se per questo bisogna ancora attendere ulteriori conferme e il prosieguo dell’indagine.
L’ammissione di colpa da parte di Muscat, comunque, può essere fondamentale non solo per indicare i nomi degli altri esecutori. O meglio: non è certamente questo l’obiettivo ultimo dei giudici. Grazie a questa collaborazione, infatti, la magistratura maltese ha come finalità quella di arrivare ai mandanti dell’omicidio, che potrebbero essere di natura politica. Per chi non lo ricordasse, infatti, poco prima di morire Daphne, tra le altre cose, stava lavorando su una vicenda di corruzione in merito alla costruzione di una centrale elettrica che avrebbe visto protagonisti alcuni funzionari politici del governo di Malta (tra cui l’ex ministro Konrad Mizzi) e l’azienda Electrogas (di cui lo stesso Fenech, a quei tempi, era azionista).
Insomma, un groviglio di ombre e sospetti che ricorda per tanti aspetti il nostro Paese, ma che in realtà affligge già da diversi anni uno dei paradisi fiscali più importanti d’Europa. Probabilmente ci vorrà ancora un po’ perché si giunga alla conclusione dell’inchiesta e affinché giustizia venga realmente fatta, ma speriamo che questo primo passo, qualora trovasse riscontri effettivi, possa ridurre i tempi e permettere di scoprire la verità che si cela dietro l’omicidio. Lo dobbiamo a Daphne Caruana, grande, immensa donna e bravissima giornalista che ha pagato con la propria vita l’impegno, la dedizione e l’amore nei confronti del proprio lavoro e della verità.
Giovanni Dato -ilmegafono..org
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