La mafia e il terrorismo starebbero reclutando adepti e nuovi esponenti sul web: è quanto emerge dal rapporto realizzato dal centro studi Pio La Torre di Palermo in occasione del 15mo progetto educativo antimafia e del ventennale della Convenzione Onu di Palermo 2000. Alla conferenza avvenuta la scorsa settimana (rigorosamente in streaming), hanno partecipato non solo gli studenti di diverse scuole palermitane, ma anche esponenti della classe politica, tra cui il sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando e la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, oltre al presidente dello stesso centro La Torre, Vito Lo Monaco. L’obiettivo del progetto e dei relatori che ne hanno fatto parte è senz’altro quello di far luce su una realtà sempre più in forte crescita e che, proprio nel corso di questi ultimi mesi (segnati dalla pandemia e dagli effetti che ne sono conseguiti), assume maggiore importanza (oltre che pericolosità).
In un periodo in cui Internet e l’informatica in generale sono entrate pienamente nelle case di tutti noi, gli studenti e, quindi, i più piccoli rischiano di risultare maggiormente esposti. Proprio per questo, associazioni terroristiche o di stampo mafioso non si sarebbero fatte sfuggire un’occasione così ghiotta, a dimostrazione di come queste godano di una capacità di adattamento e di una velocità di trasformazione quasi impossibili da contenere.
Il rischio, in poche parole, è che sempre più giovani presenti sul web si ritrovino a comunicare con personaggi loschi e di indubbia provenienza sociale, mettendo così a repentaglio non solo la propria sicurezza, ma anche quella dei propri familiari e delle persone più vicine. Antonio Balsamo, rappresentante per l’Italia all’Onu di Vienna, spera che l’attenzione su un tema tanto importante resti alto: “Il terrorismo internazionale recluta i suoi adepti su internet – ha affermato – e la Convenzione ONU Palermo 2000, di cui ricorre il ventennale, è una risposta efficace contro una serie di fenomeni criminali emergenti, come il cybercrime o la tratta di esseri umani, schiavitù che credevamo confinata ad altre epoche storiche”.
Sebbene l’Italia sia stata tra i primi Paesi a riconoscere e combattere tali operazioni criminali, il problema sembrerebbe aver raggiunto una portata di “livello internazionale”. Proprio per questo motivo, Giuseppe Governale, ex direttore della Dia, ha voluto porre l’accento sulla necessità di una “maggiore sensibilizzazione” sotto ogni aspetto. “A 20 anni dalla Convenzione di Palermo – ha commentato – la consapevolezza di una minaccia mafiosa che ha cambiato volto e modalità operative è migliorata ma non è ancora sufficiente: ci sono aree d’Europa e del nostro Settentrione che non hanno sviluppato ancora la capacità di comprendere appieno il fenomeno mafioso”.
Resta quindi di vitale importanza non abbassare la guardia, ma al contrario utilizzare tutti i mezzi a disposizione esistenti affinché i cittadini italiani (giovani e meno giovani) non cadano nella rete dell’illegalità attentamente tessuta dalle organizzazioni criminali.
Giovanni Dato -ilmegafono.org
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