A distanza di 25 anni dal tragico attentato di Capaci nel quale morirono Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti di scorta, a Palermo torna la “Quarto Savona Quindici”, l’auto della scorta che seguì ininterrottamente gli spostamenti del giudice siciliano nei suoi lunghi anni di battaglia contro la criminalità organizzata. All’interno dell’auto, in quel maledetto 23 maggio 1992, si trovavano il capo scorta Antonio Montinaro e i due agenti Vito Schifani e Rocco Dicillo, deceduti a causa dell’enorme esplosione che ha segnato, in maniera indelebile, la storia di questo Paese.

L’auto della scorta, dunque, torna in città dopo 25 anni grazie ad una iniziativa della moglie di Montinaro, Tina, che in collaborazione con diverse città italiane ha dato vita ad una vera e propria marcia della memoria. La città siciliana, infatti, è solo l’ultima tappa di un lungo viaggio che ha visto la teca contenente i resti della macchina toccare diversi comuni italiani: Peschiera del Garda (da dove è partita il 29 aprile), Riccione, Pistoia, Napoli (proprio lo scorso mercoledì), Vibo Valentia, Locri e, infine, Palermo.

Un viaggio, questo, che ha un significato enorme: si tratta di un modo per non dimenticare, per scolpire la memoria di una lotta che deve unire l’Italia da Nord a Sud, attraverso un evento itinerante che sottolinea che la strage ha riguardato tutti e ci ha colpiti tutti e che la lotta alla mafia, pertanto, non può (e non deve) essere considerata solo un problema prettamente siciliano e/o meridionale.

Per questo motivo, Tina Montinaro ha lottato con tutte le proprie forze per far sì che quanto rimane dell’auto in cui è morto suo marito venga messo in mostra lungo l’intero Paese: non solo per ricordare, ma perché la memoria stessa serva da lezione alle generazioni di oggi e a quelle future, perché un’immagine terribile quale può essere la carcassa di una macchina investita dal tritolo faccia riflettere quante più persone possibili sul passato e sul futuro di questo Paese. Mercoledì scorso, proprio in occasione della presentazione dell’auto a Napoli, la signora Montinaro si è detta “emozionata per questa memoria in marcia” perché “vogliamo fare capire a tutti, giovani e non, che la scorta è fatta di persone con sogni, una vita, dei figli, una famiglia” e dimostrare “che quel 1992 non li ha uccisi”. Questo, dunque,  “è il senso della marcia””.

Questo non sarà l’unico evento che ricorderà quel giorno drammatico. A Palermo, infatti, diverse iniziative verranno svolte in occasione dell’anniversario, mentre il Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con la Fondazione Falcone, ha istituito anche questa volta un bando annuale indirizzato a tutti gli istituti scolastici e destinato agli studenti di ogni grado affinché gli stessi riflettano sull’importanza della strage e sul valore della memoria della stessa. A Ravenna, invece, in occasione del 25° anniversario, verrà organizzata una cena benefica per ricordare le vittime della strage e alla quale parteciperanno Maria Falcone, sorella del giudice, e il dott. Leonardo Guarnotta, segretario della fondazione Falcone, ex presidente del Tribunale di Palermo e membro del pool antimafia di Falcone e Borsellino.

Insomma, anche quest’anno la memoria verrà celebrata e si attende, ancora una volta, la partecipazione di tanta gente, soprattutto giovani. Questo, ovviamente, è il genere di risposte che fa ben sperare nel futuro, un futuro in cui la mafia, come diceva Falcone, in quanto fatto umano sarà destinata a finire. A patto che ciascuno di noi faccia la propria parte, iniziando dalla memoria.

Giovanni Dato -ilmegafono.org