Lo scorso lunedì è stata presentata la nona edizione del rapporto “Amministratori sotto tiro”, realizzata da Avviso Pubblico. Il rapporto mira ad evidenziare e a condividere i dati inerenti alle aggressioni e agli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali registrati nell’anno precedente. Secondo lo studio, il 2019 è stato un anno di forte crescita e di espansione notevole per quel che concerne le intimidazioni. Intimidazioni che, come si evince dai dati raccolti, non provengono esclusivamente da ambienti malavitosi e mafiosi, ma spesso persino da semplici cittadini in “disaccordo” con le decisioni prese dalle amministrazioni in questione. Per il terzo anno consecutivo, la Campania si conferma la regione con più casi a livello nazionale (92), seguita da Puglia (71) e Sicilia (66). Per il Nord, invece, al primo posto troviamo la Lombardia (46), mentre le altre regioni, tra cui Calabria, Lazio e Sardegna che negli ultimi anni avevano registrato incrementi preoccupanti, si mantengono stabili.
Napoli è la città maggiormente colpita (41 casi), anche se in calo del 18% rispetto al 2018; a seguire ci sono Roma (24) e Cosenza (22), mentre Milano ne ha registrati soltanto 16. La geografia dei casi di intimidazione non è affatto casuale. Se è vero che la maggior parte di questi avviene ancora nel Mezzogiorno, il Nord non è comunque esente da attacchi del genere e lo dimostra il fatto che, per la seconda volta, ogni regione d’Italia ne ha avuto almeno uno, con ben 83 province colpite sulle 107 totali. Insomma, siamo alle prese con un problema decisamente nazionale e che non fa differenze tra Nord e Sud, se non nelle modalità con cui gli atti di violenza vengono perpetrati.
Lo studio, infatti, ha registrato che il modus operandi volto ad intimidire gli amministratori pubblici locali cambia a seconda della dimensione dei comuni e dell’area in cui questi si trovano. Se al Sud sono più diffusi atti come incendi e aggressioni (dunque una modalità forse più invadente e diretta), al Nord si tende ad utilizzare maggiormente i social network o minacce verbali e scritte (si pensi alle lettere intimidatorie, ad esempio). La sostanza, comunque, non cambia, e a farne le spese sono spesso i sindaci, vere e proprie vittime di un sistema che non riesce ad impedire questa preoccupante escalation di violenza. Il sindaco, infatti, è stato da sempre “il terminale di qualsiasi richiesta”, ha affermato Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro e presidente Ali-Autonomie. “Con l’emergenza Covid ha rafforzato il suo ruolo – continua Ricci -, dai cittadini è visto come riferimento quotidiano dello Stato e a lui si attribuisce la responsabilità di qualsiasi richiesta. Temo – ha concluso – che i numeri non miglioreranno nei prossimi mesi”.
Come già detto nelle scorse settimane, l’emergenza legata al Covid-19 ha fatto sì che le mafie si organizzassero e puntassero al consenso sociale, anche per mezzo della forza e sfruttando una povertà sempre più dilagante. Lo stesso presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà, teme che “la crisi sanitaria possa essere accompagnata da una forte crisi economica e sociale che le mafie stanno già cercando di sfruttare”, causando così un incremento di pressioni “nel tentativo di corrompere gli amministratori e i funzionari pubblici locali”. Funzionari che, come dimostrato dal rapporto, sempre più spesso rinunciano alla candidatura a causa di intimidazioni (il 10% dei casi contro il 5,4% del 2018), se non addirittura decidono di accettare le richieste della criminalità locale e quindi si lasciano corrompere.
Insomma, è evidente come il quadro che ne emerge sia piuttosto preoccupante e crediamo che tutto ciò debba instillare nella società civile (ma soprattutto nel governo e nelle istituzioni) una voglia di riscatto che vada al di là dei colori politici. La salvaguardia delle amministrazioni pubbliche locali è anche quella dei diritti più importanti e del benessere di ogni cittadino; sono infatti i comuni più piccoli a soffrire maggiormente le pressioni e gli atti di intimidazione e tutto ciò, come è ovvio, non può che ripercuotersi sulla salute e sulla qualità della vita del singolo. Speriamo vivamente che l’impegno profuso da Avviso Pubblico, così come da tante altre associazioni e organizzazioni presenti nel nostro Paese, aiuti perlomeno a far luce su un problema serio, reale e che rischia di minare le fondamenta della nostra democrazia.
Giovanni Dato -ilmegafono.org
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