In un periodo dove le buone notizie sembrano non arrivare mai, sembra che una giunga dall’Ispra. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha diffuso le stime relative alle emissioni di gas serra in Italia. Dai dati ricavati si prevede una drastica riduzione per il primo trimestre 2020, ovvero un calo del 5-7% nei primi tre mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2019. Gli esperti, però, sottolineano subito che non si tratta della consueta lotta ai cambiamenti climatici, ma che questi risultati sono collegati alle restrizioni delle libertà dovute per contenere la pandemia da Covid-19, tra le quali le limitazioni alla mobilità.
Queste diminuzioni si riferiscono principalmente al settore dei trasporti, a causa della riduzione del traffico privato nelle aree cittadine, e in misura minore al settore del riscaldamento, ma anche alla chiusura parziale o totale degli edifici pubblici e di alcune aziende. “Tale riduzione comunque non contribuisce alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici – spiega l’Ispra -, che ha invece necessità di modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali che riducano al minimo le emissioni di gas serra nel medio e lungo periodo”. Viene confermato il disaccoppiamento tra l’andamento delle emissioni e la tendenza dell’indice economico. Nello specifico, si ha una riduzione delle emissioni per la produzione di energia elettrica (-4%), dovute al calo nell’utilizzo del carbone e ai minor consumi energetici anche negli altri settori, come industria (-3,7%), trasporti (-0,6%) e riscaldamento (-1,8%).
Eventi simili si stanno verificando anche in altre parti d’Europa. L’Agenzia europea dell’ambiente ha infatti confermato una diminuzione delle concentrazioni di NO2 in tutte quelle città dove sono state messe in atto le misure di isolamento della popolazione e, dunque, la conseguente diminuzione del traffico veicolare e delle attività industriali. A Milano nell’ultimo mese si è registrato un calo di almeno il 24%, a Bergamo -47%, a Roma fra -26% e -35%. Numeri che sta riportando anche la Spagna, dove si stanno già riscontrando degli abbassamenti.
“I dati della Eea – afferma il direttore esecutivo Hans Bruyninckx – mostrano un quadro accurato del calo dell’inquinamento atmosferico ma affrontare i problemi della qualità dell’aria a lungo termine richiede politiche ambiziose e investimenti lungimiranti. L’emergenza in corso e i suoi molteplici impatti sulla nostra società lavorano contro ciò che stiamo cercando di raggiungere, ovvero una transizione giusta e ben gestita verso una società resiliente e sostenibile”. Se come abbiamo appena detto è calato il biossido di azoto, nel Nord Italia nelle ultime settimane sono aumentate le concentrazioni di polveri sottili. La causa sarebbe da ricercare nello spostamento di grandi masse d’aria particolarmente ricche di polveri arrivate direttamente dal Mar Caspio. Questa sembrerebbe, appunto, la tesi più accreditata dagli esperti che però ancora stanno lavorando sul caso.
In ogni caso, Italy for Climate ha messo in evidenza che, a causa della diffusione del Coronavirus, nel nostro Paese si riscontreranno meno emissioni di gas serra, ma ribadisce che non è altro che una situazione di passaggio, in quanto manca un processo di decarbonizzazione strutturale. Ciò che sta accadendo ora non è sufficiente per combattere la seria questione della crisi climatica, ma Inger Andersen, direttrice generale dell’United Nations environment programme, suggerisce che potrebbe essere un momento idoneo per cambiare le cose.
Veronica Nicotra -ilmegafono.org
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