In tempi di Coronavirus Covid-19 e di preoccupazione per la diffusione del contagio, c’è una malattia che in Europa è già conclamata e che ogni tanto mostra i suoi sintomi. Una malattia grave che ha prodotto un’epidemia che sta uccidendo lentamente il continente. Lo sta uccidendo da dentro, nella sua anima, nel suo tessuto connettivo. Un virus violento che si ciba dei vuoti di memoria e poi li sputa, li vomita, li starnutisce sotto forma di crudeltà, di violenze fisiche e verbali, in una delle tante porte d’Europa che, nel silenzio durevole degli indifferenti, da alcuni anni sono tornate ad essere presidiate da fili spinati, cani addestrati, reti metalliche, manganelli e lacrimogeni. O da motovedette di guardacoste che in realtà, sotto la divisa, nascondono la loro natura di criminali o trafficanti di uomini.
L’Europa è gravemente malata. Ce lo dimostra nuovamente quanto sta accadendo al confine fra Grecia e Turchia, luogo di un ricatto immorale al quale il Vecchio Continente si è piegato nel 2016, pagando profumatamente il presidente di uno Stato oggi illiberale come la Turchia per fermare i profughi, per stoppare dei disperati in fuga da miseria e soprattutto guerra. Un ricatto sporco, al quale l’Europa ha scelto di sottostare, legittimando qualsiasi porcheria compiuta dai turchi, compresi il sostegno ai foreign fighters dell’IS e le azioni criminali contro i curdi o l’attacco alla Siria. Un ricatto al quale l’Europa si è piegata legittimando così l’idea che dei disperati potessero essere una minaccia, alla pari di un esercito di nemici, di un esercito invasore. Un’idea che si è propagata ovunque, dai confini dell’Europa dell’Est alle frontiere interne dei paesi balcanici, dalle frontiere francesi a quelle marittime tra Libia e Italia.
Migranti, profughi, esseri umani, famiglie, bambini, minori, donne, uomini: sono diventati tutti il nemico da respingere, picchiare, arrestare, condannare a tortura e morte. L’Europa, che ufficialmente vive tempi di pace, è entrata da tempo in guerra. Non con un nemico reale, ma con se stessa e con le paure irrazionali pompate da chi su queste paure costruisce consensi, con la complicità di chi non si oppone, di chi non riesce a far prevalere, a costo di risultare impopolare, una storia che pure ha conosciuto la fase illuminista della ragione e quella dolorosa ed “esemplare” dell’Olocausto. Purtroppo è tutto lontano, sono tutte cellule divorate in fretta dai vuoti di memoria che compongono il virus. Vuoti di memoria che si mutano in esercizio di crudeltà. Non solo nelle azioni terribili, nei lacrimogeni, nelle bastonate, negli arresti con l’accusa di aver cercato un riparo per sopravvivere, nei raid in mare contro i barconi colmi di disperati, nelle azioni criminali dell’estrema destra, nell’aggressione contro i volontari, contro chi cerca di mantenere l’Europa aggrappata all’ultimo appiglio di umanità.
La crudeltà è anche quella delle istituzioni, della presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, che porta l’Europa ai suoi confini, laddove il dramma si compie e, invece di denunciare le terribili violazioni dei diritti umani, parla di una “Grecia scudo d’Europa”. Scudo. Peccato che di fronte a quegli scudi non ci siano nemici armati, ma esseri umani sfiancati. Esseri umani vittime di una guerra i cui responsabili siedono anche in Europa. Esseri umani venduti ai turchi con i soldi europei e ora utilizzati come merce, come tavolino sul quale poggiare i gomiti di un braccio di ferro disumano. L’Europa ammalata si reca ai confini del suo corpo infetto, laddove gli antibiotici non agiscono, rifiutati da medici senza licenza e senza professione, medici seduti su scranni di potere e di mercato nei quali l’umanità è solo una voce di contabilità.
Si reca al confine, l’Europa, e porta con sé anche le parole del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel: “Le frontiere greche sono europee. Siamo venuti qui per esprimere un sostegno per quello che avete fatto con i vostri servizi di sicurezza, con i vostri team ed il vostro governo negli ultimi giorni”. “Sostegno”. “Per quello che avete fatto”. L’Europa ammalata si schiera con il suo morbo infetto. Esprime “sostegno” per le violenze, per gli arresti, per i respingimenti, per le bastonate in mare. “Sostegno”. L’Europa che non vuole riformare Dublino. L’Europa che stringe accordi ignobili con Turchia e Libia. L’Europa che lascia il mare senza testimoni. L’Europa che lascia che la gente venga umiliata e massacrata dentro lager interni ed esterni. L’Europa che criminalizza le ong rimaste le sole a salvare gli esseri umani e a far rispettare il diritto internazionale. L’Europa che appoggia le guerre ma poi rifiuta le conseguenze di quelle guerre. L’Europa che lascia che democrazie assumano la forma di regimi, solo perché quei regimi fanno comodo.
L’Europa che oggi bastona chi scappa. L’Europa che lascia crescere dentro sé i batteri che la distruggono pian piano. Nuovamente. L’Europa gravemente ammalata che però continua a pretendere il rispetto del suo portafoglio, del suo potere bancario ed economico. L’Europa che sopravvive solo perché sa che senza di essa saremmo pieni di conflitti interni e sanguinosi. L’Europa, insomma, è un branco di bulli che sta insieme solo perché ha delle vittime da bullizzare che le distraggono, altrimenti, senza di esse, finirebbe in zuffa e ci si farebbe male. Tossisce odio l’Europa, starnutisce vergogna. Si protegge in questo modo ma inutilmente, perché in realtà questa Europa è già clinicamente morta.
Massimiliano Perna -ilmegafono.org
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