Tra i tanti danni provocati all’ecosistema, il disboscamento delle foreste pluviali tropicali ha gravi conseguenze anche sul piano delle emissioni. Come riporta Rinnovabili.it, secondo una ricerca condotta dall’Università del Queensland, pubblicata su Science Advances, l’impatto climatico derivato dal disboscamento selettivo delle foreste pluviali sarebbe sottostimato di circa 6,53 miliardi di tonnellate, in un arco di tempo che va dal 2000 al 2013.
Questo vuol dire che le foreste pluviali avrebbero continuato ad assorbire enormi quantità di CO2, una sorta di stoccaggio di anidride carbonica “dimenticata”: le foreste pluviali, infatti, non subirebbero soltanto l’impatto dell’immediata distruzione, ma anche l’impatto globale accumulato nel corso degli anni. Di qui, una percentuale altissima di mitigazione del clima derivata proprio dal mantenimento di CO2 dimenticata.
Secondo i ricercatori, possiamo considerare intatto soltanto il 20% delle foreste pluviali, una minima parte di vitale importanza per l’intero pianeta. Questo non ha impedito di danneggiarle per diversi scopi, dall’espansione agricola all’estrazione mineraria, passando per disboscamento e incendi che nel giro di tredici anni hanno ridotto l’estensione globale delle foreste del 7,2%. Nel 2013 si contavano poco più di 540 milioni di ettari di foresta tropicale, ma i danni sono ancora in corso e ancora troppo ingenti.
Nello studio si legge: “Prevediamo che, entro il 2050, il sequestro di CO2 in 28 milioni di ettari di area forestale intatta sarà modificato in modo permanente a causa della distruzione delle foreste e del disboscamento selettivo. Se quest’area boschiva rimanesse invece intatta, avrebbe il potenziale di stoccare 19 milioni di tonnellate di carboni l’anno, per un totale di 972 milioni entro il 2050”.
Redazione -ilmegafono.org
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