Sono passati 12 anni, ma le intenzioni non sono cambiate. Torna, infatti, alla carica la Panther Oil, compagnia petrolifera texana che punta alla ricerca di idrocarburi nel Val di Noto. Già nel 2007 aveva chiesto di trivellare quella zona, ma le proteste dei movimenti e di migliaia di cittadini, oltre all’appello di numerose personalità, in primis lo scrittore siciliano Andrea Camilleri, avevano fermato il progetto. Oggi sembra che per gli americani si aprano nuovamente le speranze di mettere le mani sulle risorse energetiche dell’isola. La Regione, infatti, ha dato il via libera con un decreto assessoriale dello scorso 5 luglio, firmato da Totò Cordaro, che esprime parere favorevole alla procedura di verifica della valutazione di incidenza ambientale. La società è stata così autorizzata a procedere a un rilievo geofisico all’interno del permesso di ricerca denominato “Fiume Tellaro”, in provincia di Ragusa.

La zona interessata riguarda un’area di 660,37 Kmq e comprende le provincie di Siracusa, Ragusa e Catania, coinvolgendo anche comuni inseriti nella lista dei siti patrimonio dell’Unesco. In Sicilia è già scoppiata la rivolta. Le amministrazioni e il movimento No Triv sono sul piede di guerra per bloccare anche stavolta questo progetto dal forte impatto ambientale e dallo scarso valore industriale, se si considera la scarsa qualità del greggio nel sottosuolo.

I sindaci di Noto, Scicli, Rosolini, Modica e Ispica si sono mossi per chiedere al ministero dello Sviluppo Economico di intervenire sulle attività di ricerca in Sicilia. La preoccupazione è che questa azione alteri un territorio ad altissima vocazione turistica e agricola. “Non è una questione tra chi è favorevole e chi no o della valutazione dei punti di forza e dei pericoli insiti in questi processi estrattivi – afferma il comitato No Triv -; è la visione diametralmente opposta a ogni forma di profanazione e di sfruttamento del suolo, del sottosuolo e dell’ambiente marino che è lontanissima dalla nostra cultura e dal nostro modo di pensare e agire”.

Sulla questione è intervenuto anche Enzo Di Salvatore, professore di diritto costituzionale, leader del movimento referendario contro le trivellazioni. Il costituzionalista, nei giorni scorsi, ha avuto degli incontri con gli uffici legali e gli amministratori dei comuni siciliani coinvolti. Nonostante il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, abbia dichiarato lo stop alle trivelle, pare che l’isola faccia parte di un altro Stato. “Secondo quanto ritiene la Regione, infatti, il decreto semplificazioni, che ha sospeso tutta l’attività di ricerca di gas e petrolio in Italia, non si applicherebbe alla Sicilia – dichiara Di Salvatore -. E così le multinazionali del petrolio si preparano a cercare idrocarburi attraverso rilievi geofisici e pozzi esplorativi”.

Il presidente della Regione, Nello Musumeci, dal canto suo dà la colpa al governo nazionale. “La posizione del governo Musumeci sull’avvio di progetti di ricerca sugli idrocarburi – si legge in una nota di Palazzo d’Orléans – è chiara sin dal primo momento: porre un freno alle attività estrattive del fossile. A maggior ragione, questa linea trova applicazione in aree particolarmente vocate all’economia turistico-culturale e agricola di qualità. Nel caso specifico, si tratta di un percorso delineato dal governo nazionale, nel novembre del 2018, e attuato dagli organi periferici della Regione, peraltro con giudizio insindacabile, come quello reso nel maggio di quest’anno dalla competente Soprintendenza ai beni culturali”.

Sempre nello stesso documento, viene sottolineato il fatto che una situazione diversa sarebbe lo sfruttamento di eventuali giacimenti. “In coerenza con la sua posizione, il governo Musumeci ribadisce la contrarietà a ogni eventuali futura attività estrattiva che possa costituire un pregiudizio per l’equilibrio ambientale e paesaggistico dell’isola”.

Intanto, però, il progetto va avanti e per i movimenti che si oppongono alle trivelle è una lotta contro il tempo. Basterà la mobilitazione a salvare la Sicilia dall’ennesimo, inutile scempio di una multinazionale?

Redazione -ilmegafono.org